GABRIELE MORONI
Cronaca

Lavinia Limido, dalla causa di separazione all’agguato di Manfrinati: un calvario finito nel modo peggiore

Sfregiata al volto dall’ex marito che ha poi ucciso il padre accorso per difenderla

Lavinia Limido, la donna sfregiata dall'ex compagno Marco Manfrinati

Lavinia Limido, la donna sfregiata dall'ex compagno Marco Manfrinati

Varese - La voce di Marco Manfrinati era calma e serena nel messaggio vocale inviato alla moglie il 23 dicembre del 2023: la vicenda si sarebbe chiusa, poi lui avrebbe recuperato il tempo perduto con il figlio. Non era stato così.

La data è quella del 2 maggio, meno di una settimana fa. La bozza della consulenza tecnica, nell’ambito della causa di separazione civile di Marco Manfrinati dalla moglie Lavinia Limido, aveva stabilito che l’uomo, quarantenne, ex avvocato, non potesse più vedere il figlio di tre anni fino a quando non si fossero definiti i procedimenti penali a suo carico: un processo per stalking nei confronti della moglie e dei familiari di lei, in aula il 5 giugno davanti al giudice Luciano Lucarelli. Si sarebbe verificato allora l’erompere dell’odio più totale con lo scatto omicida che ha portato nella mano di Marco Manfrinati il coltello con cui ha colpito la moglie separata Lavinia, 37 anni, e ferito a morte il padre di questa, Fabio Limido, 71 anni, accorso in difesa della figlia.

Ricoverata in rianimazione all’ospedale di Circolo di Varese, la donna è fuori pericolo. È stata colpita al volto, ha subito il taglio della carotide. È stato necessario un intervento di chirurgia maxillo-facciale per la ricostruzione dell’arcata dentaria. Marco Manfrinati, è stato trasportato in ospedale nella mattinata di ieri. Dopo le medicazioni è stato riportato nel carcere varesino dei Miogni dove questa mattina si terrà l’udienza di convalida dell’arresto.

Storia di denunce, controdenunce, divieti. È il 2022. La coppia vive a Busto Arsizio. L’anno prima è nato il loro bambino. Il 2 luglio Lavinia Limido presenta una denuncia per maltrattamenti in famiglia con richiesta del divieto di avvicinamento per il marito. Il 5 settembre, dopo il parere favorevole del pm Flavia Salvatore, il gip di Busto Stefano Colombo applica il divieto di avvicinamento alla moglie, ai genitori di questa e al figlio. Il 25 ottobre il procuratore Carlo Nocerino chiede la revoca del provvedimento: in base alle indagini svolte la versione delle persone offese non è credibile. Il 2 novembre il gip Tiziana Landoni firma la revoca. Il 7 novembre la procura chiede che sia archiviata la denuncia-querela per maltrattamenti in famiglia. La famiglia Limido si oppone con il suo legale, Fabio Ambrosetti. L’udienza sarà il 28 maggio.

Lavinia Limido ha cercato rifugio in casa dei genitori, a Varese. Iniziano gli atti persecutori da parte del marito. Manfrinati spacca il plexiglass della recinzione del villino dei suoceri, invia minacciosi messaggi Whatsapp. L’avvocato Ambrosetti ottiene che venga ammonito dal questore di Varese. Marco Manfrinati non abbandona i suoi atteggiamenti minacciosi, come quando compare nei pressi dell’abitazione dei suoceri con un martello a bordo dell’auto. Il 19 giugno 2023 il gip di Varese Stefania Pepe emette un’ordinanza che gli vieta di avvicinarsi alla moglie, ai suoceri, al figlio. Il 20 ottobre il pm Giulia Grillo chiude le indagini del procedimento per stalking. Il 2 febbraio il rinvio a giudizio dell’uomo. Udienza l’8 aprile, ripresa il 5 giugno. "Manfrinati – dice l’avvocato Ambrosetti – era convinto che la Ctu avrebbe dichiarato che il genitore inadeguato era la moglie. La consulenza tecnica ha stabilito anche che non soffre di alcuna patologia mentale. È un criminale efferato che non deve sfuggire all’ergastolo".

Il controcanto da parte dell’avvocato Fabrizio Busignani, difensore di Manfrinati. A Busto pende un procedimento per sottrazione di minore a carico della madre. Un’altra Ctu ha stabilito che Manfrinati è un buon padre. Nel novembre del 2022 il procuratore Nocerino si è pronunciato, in base alle testimonianze, per l’archiviazione della denuncia per maltrattamenti. "È una vicenda tristissima – dice Busignani –, surreale che fa perdere tutti, dal primo all’ultimo. Dobbiamo ricostruire un fatto: senza entrare nei dettagli l’auto del mio assistito era danneggiata. E lui avrebbe potuto vedere il figlio ogni due settimane, ma non è mai stato possibile che si realizzasse". "Io auspico che sia rispettata la presunzione di innocenza, visto anche il rapporto dell’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione Europea, che in questa materia ha classificato l’Italia all’ultimo posto con Polonia e Ungheria".