
Marchirolo – Pietre, laterizi, ghiaia, macerie e persino un cassone pieno di rottami di ferro. Si era trasformata in una discarica abusiva l’ex cava che un cinquantenne avrebbe gestito fra i boschi di Marchirolo.
La scoperta
Il sequestro dell’area, disposto dai pm della procura di Varese, è stato effettuato dai carabinieri forestali di Cunardo, in collaborazione con i colleghi delle stazioni di Luino e Arcisate. Gli investigatori hanno anche individuato il presunto gestore, un uomo che aveva disponibilità della vecchia cava. Sarebbe stato lui a organizzare l’attività di raccolta, trasporto e smaltimento illecito dei rifiuti. La filiera completa della “rottamazione”.
Le accuse
Secondo la ricostruzione effettuata dai carabinieri forestali, l’indagato avrebbe permesso ai titolari di aziende edile individuali, ma anche ai lavoratori di società più grandi, di portare nell’area notevoli quantità di macerie da demolizione e inerti, terre e rocce da scavo e conglomerato bituminoso, ghiaia, massi, rifiuti da demolizioni edili vari e un cassone pieno di ferro vecchio. Il tutto senza avere alcune autorizzazione.
Come funzionavano i traffici
Titolari e lavoratori delle ditte, secondo gli investigatori, accedevano alla discarica con autocarri carichi di rifiuti: questi venivano prima sminuzzati con un trituratore, poi spianati con ruspe e quindi smaltiti illecitamente all’interno della discarica stessa ma anche mischiati ad altro materiale di scarto presente nel luogo.
In altri casi, i rifiuti venivano caricati su camion del gestore della discarica e consegnati ad altri soggetti per lo smaltimento, sempre illecito.
Il sequestro
Una volta accertato il modus operandi, l’area nei boschi, estesa circa settemila metri quadrati, è stata sottoposta a sequestro preventivo. Lo stesso destino è toccato ai mezzi meccanici utilizzati all’interno della discarica abusiva, quattro escavatori e attrezzatura varia, così come a tutti i rifiuti rinvenuti all’interno della stessa.
Sono tuttora in corso verifiche per risalire a tutti i soggetti che hanno approfittato, anche a pagamento, dei servizi offerti all’interno della discarica “fuori legge”.