
Frontalieri
La tassa della salute a carico dei “vecchi“ frontalieri resta un rebus in Regione Lombardia. Entrata formalmente in vigore con la Finanziaria 2024, finora però non è mai stata applicata: per i forti dubbi sulla sua legittimità, ad esempio dalla Svizzera che si rifiuta in base agli accordi firmati con l’Italia di fornire l’elenco dei lavoratori ai quali verrebbe applicata, e perché le regioni beneficiarie del nuovo balzello finora non sono state in grado di elaborare un regolamento. Anzi il fronte sembra sfilacciarsi e il Piemonte, come il Trentino e la Val d’Aosta, non sembrano avere alcuna intenzione di applicarla.
"L’eventuale entrata in vigore per la nostra Regione varrebbe circa 10 milioni ma la Regione Piemonte spende 12 miliardi in sanità – ha spiegato nei giorni scorsi il sottosegretario della Regione Piemonte, Alberto Preioni, nel corso di un incontro a Domodossola con i lavoratori frontalieri del sindacato Unia – Dunque non sarebbero quei 10 milioni a cambiare la situazione. Se lo Stato non ci obbliga, perché la legge è statale e non regionale, il Piemonte non ha alcun motivo di applicare questa tassa".
Storia diversa in Lombardia dove i frontalieri sono dieci volte tanti e il gettito sfiora i 100 milioni. "La Giunta lombarda è in confusione, la maggioranza è spaccata – spiegano i consiglieri Pd Angelo Orsenigo (nella foto) e Samuele Astuti dopo la discussione in Commissione speciale sui Rapporti tra Lombardia e Confederazione Svizzera – Non si è presentato l’assessore al Welfare, come avevamo chiesto, ma il direttore generale che non è stato in grado di rispondere alle numerose domande. Si è limitato a richiamare l’assenza dei decreti attuativi da parte del Governo centrale ma la giunta regionale, come già in altre regioni, avrebbe tutto il diritto e la responsabilità di esprimersi e intervenire nel merito". A maggior ragione dopo la mozione depositata dai consiglieri di FdI per chiedere alla Giunta di "attivarsi con urgenza per verificare la legittimità del contributo aggiuntivo al Servizio Sanitario Nazionale destinato ai cosiddetti “vecchi“ frontalieri".