Delitto Macchi, Binda non risponde al sostituto pg

Il gip di Varese ha accolto la richiesta presentata dal sostituto procuratore generale di Milano per la riesumazione della salma di Lidia Macchi

Stefano Binda

Stefano Binda

Varese, 11 marzo - Stefano Binda, l'uomo arrestato lo scorso 15 gennaio con l'accusa di aver violentato e ucciso nel gennaio 1987 la studentessa di Varese Lidia Macchi, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E' comparso oggi davanti al sostituto pg di Milano Carmen Manfredda per un nuovo interrogatorio disposto dal magistrato anche per consentire all'uomo, secondo quanto ha riferito uno dei suoi difensori, l'avvocato Sergio Martelli, di "confessare e alleggerire la propria posizione". Binda, detenuto nel carcere milanese di San Vittore, dove si è tenuto l'interrogatorio, continua a proclamarsi innocente. Avrebbe spiegato anche di "non sapere nulla" della lettera anonima (già nota agli inquirenti) inviata alla famiglia Macchi nell'87 e diffusa dal legale della famiglia nel tentativo di identificare chi l'ha scritta. Nella missiva firmata 'Una mamma che soffre' l'assassino veniva indicato come "un amico di Comunione e Liberazione" della ragazza. 

Intanto il gip di Varese, Anna Giorgetti, ha accolto la richiesta presentata dal sostituto procuratore generale di Milano per la riesumazione della salma di Lidia Macchi. Obiettivo del magistrato milanese è condurre una serie di analisi genetiche sulla salma della vittima alla ricerca di tracce di dna riconducibili al presunto assassino. L'incarico - stando a quanto è trapelato - dovrebbe essere affidato ad un pool di esperti, tra cui anche l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, nota per essersi occupata, tra l'altro, del caso di Yara Gambirasio. Accertamenti genetici che dovrebbero essere condotti con la formula dell'incidente probatorio in modo da "cristallizzare" i risultati e presentarli con valore di prova nell'eventuale dibattimento.