CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

Busto Arsizio, in Tribunale la rissa del 2017 fuori dallo Studio 54. Ma ci sono più dubbi che certezze

Invece la rissa del 2018 in un bar di viale Boccaccio finisce con due assoluzioni e una condanna a un anno per lesioni a carico dell’addetto alla sicurezza

Il tribunale di Busto Arsizio

Il tribunale di Busto Arsizio

Busto Arsizio (Varese) ), 5 settembre 2025 – Risse, botte e versioni contrastanti. Attorno ai locali notturni della città si concentrano due vicende giudiziarie che riportano indietro le lancette di diversi anni ma che solo ora arrivano a sentenza o all’esame dei giudici. La prima riguarda quanto accadde nella notte tra il 23 e il 24 giugno 2018 in un bar di viale Boccaccio. Quella sera, per una ragazza contesa, volarono schiaffi e calci. A processo sono finiti tre uomini: il buttafuori, imputato per rissa e lesioni, e due clienti accusati soltanto di rissa. Ieri pomeriggio, giovedì 4 settembre, il giudice Francesca Roncarolo ha assolto i due ragazzi difesi dagli avvocati Francesco Trotta e Riccardo Stucchi, mentre l’addetto alla sicurezza è stato condannato a un anno per lesioni. “Valuteremo il ricorso in appello”, ha dichiarato la sua legale Francesca Cramis, che ha accolto con favore il fatto che la pena sia stata di gran lunga inferiore ai quattro anni e quindici giorni chiesti dalla procura.

Sette anni fa, invece, un’altra notte di violenza si consumò davanti allo Studio 54 di via Bergamo, locale più volte chiuso dal questore per problemi di ordine pubblico. Era il 15 aprile 2017 e, secondo l’accusa, un buttafuori italiano di 42 anni avrebbe pestato un cliente, colpendolo persino con una spranga. Il processo è entrato nel vivo martedì 21 maggio in tribunale a Busto Arsizio, ma le testimonianze hanno lasciato più ombre che certezze.

Un amico della vittima – un 37enne di Oggiona con Santo Stefano – ha fornito una versione piena di contraddizioni, tanto da spingere l’avvocato della difesa, sempre Francesca Cramis, a chiedere che gli atti venissero trasmessi in procura per falsa testimonianza. Diversa la ricostruzione di un carabiniere intervenuto sul posto poco dopo le 4 del mattino: ha raccontato di aver trovato la vittima e i suoi amici in evidente stato di alterazione alcolica, nervosi e urlanti, con minacce pesanti rivolte al buttafuori ("Albanese di m… vieni fuori che ti ammazzo”). La presunta vittima, ascoltata in aula, ha confermato di essere stata malmenata: “Ho preso un sacco di botte e una sprangata in testa”, ha detto, anche se l’arma non è mai stata rinvenuta. Ma i ricordi a tratti confusi e le omissioni davanti alle domande del pm e degli avvocati hanno indebolito la sua ricostruzione. “Tante cose se le ricorda bene e tante cose no”, ha sottolineato la difesa. Se il pestaggio resta indiscutibile, la dinamica e le responsabilità precise restano da chiarire. L’udienza è stata rinviata al 18 giugno, quando il giudice sarà chiamato a fare luce su una vicenda che, dopo sette anni, continua a sollevare dubbi.