Max Pezzali a San Siro: "Trasformo lo stadio in un grande karaoke"

“La lunga estate caldissima “ di Max: non ho il fisico della rockstar, voglio solo che la mia gente partecipi a un rituale collettivo liberatorio

Max Pezzali, 54 anni

Max Pezzali, 54 anni

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Trent’anni in due ore. Che notti, domani e sabato per Max Pezzali e il popolo degli 883. Lui, si sa, è un juke box umano anni Novanta, anzi, per dirla in modo aggiornato, una playlist che cammina. E il doppio show al “Meazza” una celebrazione generazionale. La prima avvisaglia di quello che si profila s’è avuta domenica scorsa allo Stadio Comunale di Bibione, quando alla prova generale ci si aspettava 9 mila spettatori e sono arrivati, invece, in 15 mila, creando non pochi problemi rispetto alle altre anteprime fatte su quello stesso palco da Ultimo e Salmo. Potenza di un passato che non passa. A scorrere la scaletta delle canzoni, ti accorgi che ci sono proprio tutte; dall’iniziale “La lunga estate caldissima” a quella “La dura legge del gol” che rimanda tutti a casa senza più voce (ma la testa piena di ricordi), da “Sei un mito” a “La regola dell’amico”, da “Non me la menare” a “Nessun rimpianto” o “Nord Sud Ovest Est”.

Pezzali, causa pandemia erano due anni che attendeva questo momento.

"Non tutti i mali vengono per nuocere. Fare questi due show nel 2022 mi consente di festeggiare il trentennale di ‘Hanno ucciso l’Uomo Ragno’, l’album di debutto degli 883. Così la narrazione di una storia che va avanti dal ’92 diventa quasi un documentario".

Che idea c’è dietro a questo spettacolo?

"La volontà di trasformare il ‘Meazza’ in un grande karaoke, mettendo schermi ovunque su cui scorrono i testi e videoclip delle canzoni".

Pubblico protagonista, dunque.

"Assolutamente. È proprio la gente che nel tempo mi ha dato la possibilità di accumulare questo repertorio ed è giusto condividerlo con lei. E poi io non ho proprio il fisico da rockstar. Vorrei tanto che la gente se ne andasse con la sensazione di aver partecipato ad un rituale collettivo liberatorio".

Dei tanti concerti visti a San Siro, quali ricorda in particolar modo?

"Tutti quelli di Vasco. Conservo il biglietto di quello a cui ho assistito nel 2019 perché per me è stato l’ultimo mega evento live prima del lungo digiuno. Quel biglietto per me rappresenta quindi anche un monito a non dare mai le cose per scontate. Perché poi potresti non goderne più".

Il concerto mancato d’un soffio?

"Quello, leggendario, di Springsteen del 1985. Al tempo per me il Boss era il più grande di tutti. Così volli portare allo show pure la fidanzatina anche se senza biglietto, confidando nella fortuna o, al limite, in un bagarino. Arrivati, però, non riuscimmo a trovarne a prezzi accettabili per il settore in cui avevo il mio. E, messo davanti alla scelta se entrare da solo o ascoltare con lei il Boss dal piazzale, scelsi il piazzale. Il rimpianto della mia vita".

Ha già la lista degli ospiti del concerto di domani?

"Li stiamo definendo in queste ultime ore. Un punto fisso fin dall’inizio è stata, però, la presenza di Mauro Repetto, l’altra mia metà negli 883. Anche se oggi fa un altro lavoro, trovo giusto condividere assieme un momento tanto speciale".

Repetto era pure alla prova generale di Bibione, così come altre due protagoniste annunciate di queste due serate all’insegna degli anni Novanta (e un po’ della nostalgia) quali Paola e Chiara. Anche se per loro non si tratta del primo San Siro visto che ci avevano cantato già nel 1997 come supporter… dell’HIStory World Tour di Michael Jackson.