E Pasolini scelse Sant’Angelo "Come i luoghi d’infanzia"

P.P.P. regalò a Edipo la Mangano per madre nel suo primo film a colori. Ciak tra pioppi e grano. "Adoro la campagna lodigiana, mi ricorda casa".

E Pasolini scelse Sant’Angelo  "Come i luoghi d’infanzia"

E Pasolini scelse Sant’Angelo "Come i luoghi d’infanzia"

Morando

Morandini

Da quando lo conosciamo, Pier Paolo Pasolini non ha mai avuto un’aria florida ma il sole africano deve averlo asciugato perchè sotto il cielo incandescente della Bassa lodigiana lo troviamo smilzo e secco come un grissino. Alla Cascina Moncuca, tra Sant’Angelo Lodigiano e Melegnano, sta girando da due giorni le ultime riprese di "Edipo re, il figlio della fortuna" che cominciò in Marocco nell’aprile scorso. Dopo la preziosa esperienza di "La Terra vista dalla Luna", la novella quasi surrealistica che fa parte del film "Le streghe", Pasolini si cimenta per la prima volta con un lungometraggio a colori, ma la circostanza non deve preoccuparlo in modo particolare se ignora persino il tipo della pellicola che usa. Sa soltanto che sarà stampata dalla Technicolor. "Edipo re" sarà anche il suo primo film ciclico cioè che percorre tutto l’arco della vita di un personaggio.

La storia di Edipo sarà scandita in 4 momenti: il primo è l’infanzia, l’ultimo il ritorno ai luoghi dell’infanzia, ai pioppi e, al verde, alla piana di Sant’Angelo Lodigiano; i due momenti centrali, girati in Marocco, occupano la maggior parte del film, e sono la tragedia di Edipo come la racconta Sofocle. "Allora — gli domandiamo — in questi giorni sta girando “Edipo a Colono’’, il momento lirico della tragedia, quello della contemplazione della morte?". Pasolini risponde con un gesto vago del braccio, come a dire: press’a poco. Poi, guardato a lungo un alto filare di pioppi di là da un campo giallo di grano, soggiunge a bassa voce: "I pioppi, in fondo, potrebbero essere il bosco sacro delle Eumenidi... Peccato che il sole li schiacci; quando li vidi, nel gennaio scorso, erano tanto belli. È, forse, l’unico albero al mondo che il sole non esalti. Vede come al sole il verde tende al nero?". Ma perché proprio la pianura lodigiana? "Assomiglia ai luoghi della mia infanzia" risponde Pasolini. E si allontana per preparare un’inquadratura con Franco Citti e Ninetto Davoli. Franco Citti, il protagonista di “Accattone“, é Edipo; Giocasta è Silvana Mangano. Gli altri interpreti principali sono Carmelo Bene, Julian Beck del Living Theatre, Francesco Leonetti e Alida Valli nella parte della madre adottiva di Edipo. La Mangano ha accettato senza un’esitazione questo film con Pasolini tant’era soddisfatta della prova fatta ne “La Terra vista dalla Luna“. "È bravissima — dice il regista — più di quanto immaginassi: una vera attrice, di un’intensità drammatica e persino tragica di grande spicco. E badi che non e facile lavorare con Citti. A Franco basta aprire un occhio, fare una smorfia per occupare l’inquadratura. Generalmente gli altri attori arrancano per stargli alla pari. La Mangano, no, non strafà mai". Gli domandiamo se sia soddisfatto del materiale finora girato. Risponde che non lo è, come sempre. ("Quando vedo il materiale, mi sento sempre sull’orlo del suicidio. Angosciato. Disperato").

Anche questa volta si sente male, ma meno delle altre volte. "Qui fa un caldo terribile, peggio che in Marocco dove almeno si girava su un altipiano, ma se penso che tra una decina di giorni dovrò cominciare il montaggio, chiudermi per un mese o due nella sala della moviola, al buio... Sono gli ultimi giorni di sole di quest’estate per me, questi". È il tocco, il sole a picco. Dalla “Lampara“, il ristorante di Sant’Angelo dove — dice il padrone — si mangia il pesce come a Portovenere, arrivano i cestini bianchi per il pranzo. Si da la pausa. Franco Citti si leva la palandrana nera di Edipo e le lenti a contatto (per gli occhi da cieco) che lo fanno soffrire. Con una maglietta cilestrina che ha una cravattona disegnata sul petto. Ninetto Davoli saltabecca come se fosse appena uscito — ma è un po’ cresciuto — da ”Uccellacci e uccellini“. (A proposito: in autunno sarà messo in scena come spettacolo teatrale dalla compagnia del Teatro Universitario di Parma).