Laveno e il piccolo mondo antico della ceramica

Una mostra rispolvera i gioielli di famiglia della "lucida follia" che portò un borgo di 8mila anime a competere con Milano e Londra

Laveno

Laveno

Il miracolo economico, in quell’incantevole borgo di 8mila anime accoccolato sul lago, Laveno Mombello, prese le mosse nel lontano 1856 dalla lucida follia di tre dipendenti della famosa fabbrica di ceramica Richard di Milano, Carlo Caspani, Alessandro Carnelli e Severino Revelli. Nello stabile in disuso di una vetreria fondarono la Società Ceramica C.C.R.: cento operai, un grande cuore e un’idea fissa, la produzione su scala industriale di terraglie economiche a uso domestico, pere trovare un proprio spazio nel mondo e non far la fine dei vasi di coccio fra i “vasi d’acciaio“ dei giganti inglesi e della Richard.

Il successo è inaspettato quanto rapido. Quelle ceramiche - destinate a sostituire le stoviglie allora in uso presso i ceti meno abbienti, fatte di rame, peltro, stagno o addirittura legno - si vendono come il pane. Tanto che nel 1869 (e gli operai sono diventati 400) si rende necessario il trasferimento di parte delle attività in un nuovo stabilimento, ribattezzato “Lago”. Poi il boom fra le guerre, l’apice, la Scuola per Ceramisti e il grande orgoglio per un’epica industriale che ha portato la piccola Laveno a competere con i giganti internazionali. Oggi, resta l’orgoglio. E la voglia di riscoprire quel tesoro di ingegnosità lombarda. Al MIDeC - Museo Internazionale del Design Ceramico fino all’8 gennaio è di scena “Il Teatro della Tavola“ mostra che presenta un repertorio di storici servizi da tavola in ceramica di manifattura lavenese. Occasione unica per ammirare cinque servizi da tavola in ceramica provenienti da importanti collezioni private: dal Decò in terraglia forte forma “Vittuone” di Guido Andlovi (1936) al servizio “Morin” in porcellana decorata ad opera dell’incisore Marco Costantini con scene tratte da acquerelli dell’Ammiraglio di Squadra Sebastiano Morin; dalle porcellane decorate dall’architetto Angelo Bianchetti con scorci del Sasso Moro di Arolo di Leggiuno all’ormai classico servizio in terraglia forte “Vecchio Milano” nella prestigiosa versione anni ’50 Cinquanta con il decoro “Paesaggi Italiani” di Michele Cascella, fino ai servizi da tè e caffè su disegno di Guido Andloviz e Antonia Campi. Per ammirarli basta andare nel cinquecentesco Palazzo Perabò a Cerro di Laveno Mombello, che già da solo meriterebbe una visita.