Io, matto spassoso tra palco e realtà Ma Vallanzasca mi ha sdoganato

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di Gianluca Brambilla

Cabaret, cinema, serie tv, teatro. E, nel tempo libero, anche la pittura. In più di trent’anni di

carriera non c’è palco che Stefano Chiodaroli, classe 1964, non abbia calcato: dal thriller “Vallanzasca” di Michele Placido alla comicità di Zelig e Colorado. Una storia che comincia a Varese, dove Chiodaroli è nato e cresciuto. "La mia idea è di tornare a viverci prima o poi – confessa –, magari nelle parti più remote".

Qual è il suo legame con Varese?

"Oggi non vivo più nel Varesotto, ma conservo un legame affettivo molto forte sia con il territorio che con i parenti che sono rimasti lì. Ho iniziato a lavorare molto presto, a 14 anni, e questo ha fatto sì che le relazioni professionali e amicali siano un po’ sparse per il mondo. Trovo però che il Varesotto sia una delle zone più belle d’Italia. Ci sono alcuni luoghi a cui sono ancora profondamente legato".

Per esempio?

"In vista del giorno in cui non ci sarò più, ho dato disposizioni ferree alla mia famiglia: voglio che le mie ceneri vengano sparse sul Monte Chiusarella. È il mio luogo del cuore: un posto incantevole e remoto, dove spesso vado a passeggiare con il cane. Un altro luogo a cui sono molto legato è il lago di Varese. Da giovane ci portavo le ragazze che volevo sedurre: andavamo in montagna, scendevamo, affittavamo una barca a remi e io mi mettevo a vogare in mezzo al lago".

Quando è iniziata la sua carriera da attore?

"Non credo esista un vero momento iniziale. Carriere di questo tipo si costruiscono con tante piccole scelte prese giorno dopo giorno e che vanno sempre nella stessa direzione. Di sicuro è una passione che coltivo fin da quando ero piccolo. Tra essere il ragazzo simpatico del paese e fare l’attore, però, c’è una bella differenza. A un certo punto della mia vita ho dovuto prendere delle scelte: il sabato pomeriggio, anziché andare in giro in moto con gli amici, me ne stavo in teatro a provare".

Una delle vesti con cui più è conosciuto è quella di comico. Come l’hanno aiutata le esperienze di cabaret nella sua carriera da attore?

"Confesso che sono più divertente nella vita quotidiana che sul palco scenico. Anche in famiglia, con mia moglie e le mie figlie, sono un matto spassoso. L’esperienza del cabaret mi ha costretto ad affinare questa attitudine in uno stile. In un certo senso, il ruolo del comico si carica sulle spalle anche l’attore. Quando si tratta di recitare ruoli più seri o composti, non devo andare a cercare niente. Devo soltanto levare alcuni elementi che sono di troppo. La comicità è un’esplosione, la recitazione è il trattenere questa esplosione dentro uno stile".

Nel corso della sua carriera ha recitato sia per la tv che per il cinema. Ha notato qualche differenza?

"La televisione ti dà grande celebrità e collocazione commerciale, ma si ciba della tua immagine e la consuma rapidamente. Se sparisci dalla tv per sei mesi, la gente pensa che tu non esista. Se fai una cosa bella al cinema, invece, tutti si ricorderanno per sempre di te. Se la tv consuma, il cinema “consacra”. La forma più grande di libertà, però, l’ho sperimentata nel teatro. Lì sei tu ad essere il padrone della situazione".

C’è un personaggio, tra quelli che ha interpretato, a cui è rimasto particolarmente legato?

"Ne sceglierei due: “Vallanzasca – Gli angeli del male” di Michele Placido e “Te lo dico pianissimo” di Pasquale Marrazzo. Questi due film mi hanno permesso di sdoganare un’idea diversa di me. Sono riconoscente a tutto ciò che i personaggi comici mi hanno dato e non li rinnego. Ma ogni tanto voglio anche affrancarmi dalle commedie e far sapere che io, come attore, posso andare anche oltre".

A tutto questo, di recente, ha affiancato anche la pittura. Come è nata questa passione?

"In realtà ho sempre disegnato di nascosto, come sfogo. Ma non l’ho mai fatto per mettermi in mostra: spesso dipingevo e, una volta finito, buttavo via tutto. Oggi mi piace disegnare soprattutto battaglie: da ragazzino lo facevo con i soldatini, oggi su grandi tele. Va detto, però, che non ho fatto nessun tipo di accademia. Nella pittura, come nel cabaret, non assecondo nessuna scuola. Esprimo solo quello che mi passa per la testa".

A cosa sta lavorando in questo momento?

"Sto facendo alcuni provini per produzioni cinematografiche e sto portando in giro uno spettacolo teatrale, “Animali fantastici”, con Max Cavallari, anche lui varesino. Di recente mi sono anche appassionato all’Iliade e all’Odissea. Vorrei sfruttare il mio stile crudo, diretto, ma anche divertente per narrare una Iliade dentro una storia contemporanea. Ci sto già lavorando. Non vedo l’ora...".