L’impegno sale sul palco. Ancora una volta, il Teatro Carcano in prima fila nella battaglia per i diritti. E contro i soprusi. Il 25 novembre saranno in scena Alessio Boni e Omar Pedrini in “Uomini si diventa. Nella mente di un femminicida“. Reading contro la violenza sulle donne: chitarra e musiche di Omar Pedrini, regìa di Boni, testi di Massimo Carlotto, Andrea Colamedici, Pino Corrias, Edoardo Erba, Maurizio De Giovanni, Marcello
Fois, Francesco Pacifico. Un “dream team“, insomma. Per una produzione del Carcano.
"Il femminicida non è un malato, è un figlio sano del patriarcato – ragiona Boni –. È uno di noi, cresciuto come noi, che pensa
come noi. Che in maniera più o meno consapevole considera la donna un essere inferiore. Da “proteggere” e ingabbiare, da sminuire, soggiogare, quando non da picchiare, violentare, ammazzare. In Italia ne muore una ogni tre giorni, la stragrande maggioranza per mano di chi dovrebbe amarle. Non si contano i casi di stupro, di botte tra le mura di casa, di aggressioni o catcalling per strada, di plagio psicologico, di violenza economica, di mansplaining, di intimazioni tipo “Stai zitta!”: un sommerso di male che rende metà della popolazione vittima, l’altra metà carnefice. Questo progetto è un viaggio. Un viaggio immaginario nella mente del carnefice, che uccide in tanti modi, non solo con un’arma". "Un viaggio ideato dal Teatro Carcano, scritto da sette autori, volutamente uomini, e interpretato da me e Pedrini – spiega ancora Boni –: insieme denunciamo noi stessi come rappresentanti di una categoria, in un momento di autocoscienza collettiva di cui, oggi più che mai, sentiamo il bisogno".
Il 26 novembre Serena Dandini, Lella Costa, Orsetta De Rossi e Rita Pelusio protagoniste in “Ferite a morte“. Un progetto sul femminicidio scritto dalla Dandini con Maura Misiti, ex ricercatrice del CNR. Un’antologia di monologhi sulla falsariga dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master. I testi attingono alla cronaca per dare voce alle donne che hanno perso la vita per mano di un marito, il compagno, un amante o un “ex”. "Dietro le persiane chiuse delle case italiane si nasconde una sofferenza silenziosa – incalza Dandini – e l’omicidio è solo la punta di un iceberg di un percorso di soprusi e dolore che risponde al nome di violenza domestica. Per questo pensiamo che non bisogna smettere di parlarne e cercare, attraverso il teatro, di sensibilizzare".