L’epopea anni ’30: "Qui si costruirono le prime case popolari". Materiali anti-vandali

Ieri come oggi, scelte per limitare i danni provocati dalle azioni dei "monelli". Nel 1932 il bando, vinto dal progetto elaborato da Cesare Mazzocchi e dal figlio. Tracce storiche e problemi rimasti irrisolti, snodo cruciale della vita del quartiere.

Un disegno tecnico dell’epoca pubblica sul sito della Regione Lombardia

Un disegno tecnico dell’epoca pubblica sul sito della Regione Lombardia

Problemi irrisolti, che segnano il day by day per chi vive nelle case popolari. Un complesso, quello in viale Molise 5-7, con i suoi palazzi dai mattoni rossi affacciati su un cortile, che affonda le sue radici nella storia dell’edilizia residenziale pubblica milanese. Negli anni in cui si costruivano condomini destinati agli operai e alle fasce meno abbienti, progettati con una cura che emerge dalle planimetrie conservate negli archivi storici. Correva l’anno 1933 quando si iniziò a costruire quei "fabbricati lineari disposti a perimetro e all’interno di un’area di forma trapezoidale, con cortili di pertinenza e di attraversamento". Gli edifici, secondo la descrizione riportata sul sito della Regione Lombardia dedicato ai beni culturali del territorio, "hanno struttura portante a pilastro su fondazioni a plinto e murature d’ambito e divisioni interne in mattoni, coperture a falde".

ll quartiere di case popolari che oggi si chiama Molise, prende l’originario nome dal saronnese Maurilio Bossi, caduto a ventun anni e ricordato con la medaglia d’oro al valor militare. Il complesso, progettato da Cesare e Maurizio Mazzocchi, si trova nella zona sud est della città, lungo l’anello della circonvallazione esterna che, percorrendo viale Molise, raggiunge piazzale Cuoco e piazza Insubria. Occupa un’area a forma di trapezio di quasi 25.000 mq, oltre la metà della quale riservata a spazi di attraversamento, cortile e giardino, con edifici distribuiti ortogonalmente a perimetro e all’interno. Dimensionato per ospitare 2250 abitanti, il complesso è classificato come case economico popolari per operai e classi medie, con 700 alloggi di superficie compresa tra 27 e 45 mq.

Una curiosità porta dal passato al presente, testimonia problemi che nonostante lo scorrere del tempo sono rimasti irrisolti. La diffusa zoccolatura in litoceramica rosso mattone, risvoltata sulle testate e associata al cromatismo delle tinteggiature a intonaco ha certo un effetto decorativo, ma fu pensata soprattutto per proteggere il basamento degli edifici dal "vandalismo dei monelli". Un problema, quello dell’incuria e degli atti vandalici, che accomuna le case popolari di ieri e quelle di oggi. Sempre sul sito della Regione, vengono riportati alcuni cenni storici. Negli anni Trenta il problema della casa popolare a Milano veniva influenzato da più razionali orientamenti e dalle esperienze concretamente acquisite con i quartieri più moderni costruiti nel primo dopoguerra. Il progresso dell’edilizia nelle forme del razionalismo vedeva con favore l’interesse dei dirigenti dell’Istituto per le case popolari che il primo marzo 1932 bandiva i concorsi per il progetto di case popolari a San Siro, aperto a tutti i professionisti della regione, e per l’area di via Molise, limitato a architetti ed ingegneri che particolarmente si erano distinti nella ricerca architettonica sulla casa popolare ed al quale sono invitati, tra gli altri, a rappresentare il movimento razionalista Piero Bottoni ed Ernesto Griffini. Al progetto elaborato da Cesare Mazzocchi, coadiuvato dal figlio Maurizio, è assegnato il primo premio, al quale segue l’incarico per la redazione del progetto definitivo.

Una variante del piano regolatore ha obbligato alla revisione del progetto di concorso, aggiornato nella versione definitiva con una migliore distribuzione dei fabbricati nell’area e dei cortili di pertinenza, la cui superficie supera di oltre due volte quella richiesta dal locale regolamento edilizio. In un tempo relativamente breve sono stati edificati i palazzi, che nel 1938 hanno iniziato ad accogliere le prime famiglie.

A.G.