
Claudio Bisio in “La mia vita raccontata male“ al Piccolo Teatro Strehler
Le gemelle Kessler. Momento di svolta per l’immaginario erotico nazionale. Il Carosello e i Mondiali del 1974. Ma anche Aldo Moro, gli Anni 80, i funerali di Berlinguer, le corse in motorino e i primi baci. Un’intera generazione si è ritrovata ne “Il desiderio di essere come tutti”, Premio Strega 2014. Eppure la scrittura di Francesco Piccolo riesce ad andare oltre l’anagrafica. Scoprendosi universale. Come se alla fine si trattasse sempre di un lungo, frazionato romanzo di formazione. Ed è proprio mettendo insieme le pagine dei suoi libri che nasce “La mia vita raccontata male”, dal 28 dicembre all’8 gennaio al Piccolo Teatro Strehler per la regia di Giorgio Gallione. Mentre in scena non poteva che esserci lui: Claudio Bisio. Che con il regista genovese collabora ormai da oltre 25 anni. E molto condivide di un certo sguardo dello scrittore casertano. Sulla vita, sulla politica, sul mondo. "Lo spettacolo è una summa dell’opera di Francesco Piccolo – spiega Bisio –, c’è qualcosa di inedito, brani da racconti e romanzi precedenti al Premio Strega, anche se la storia si basa sul libro “Il desiderio di essere come tutti”. Alla fine è il tentativo di attraversare la vita di una persona che assomiglia a me ma in realtà anche a molti altri, a iniziare dal regista Giorgio Gallione. Siamo dei boomers!". Si parla dunque dei ragazzi nati fra i Cinquanta e i Sessanta. Andando a comporre un viaggio della memoria supportato dalle musiche di Paolo Silvestri, eseguite dal vivo da Marco Bianchi e Pietro Guarracino. Il resto sono parole. Dall’orizzonte ampissimo. Quasi sempre comiche. A partire dal titolo, ovviamente.
"È un omaggio che facciamo al nostro amico Gipi, che ha intitolato una sua graphic novel “La mia vita disegnata male”. Raccontiamo male nel senso che non seguiamo una cronologia rigorosa, andiamo avanti e indietro nel tempo, anche se si parte con ricordi dell’infanzia e si arriva sino alle problematiche della vita adulta, facendo emergere un percorso, come in una sorta di grande puzzle. E poi non raccontiamo solo le cose belle della vita, ma anche episodi negativi, sentimenti e fatti politicamente scorretti, non edulcoriamo niente. Piccolo in questo senso è un maestro e noi lo seguiamo". Equilibrio delicato. Fra vita pubblica e privata. Le tonalità del racconto che si aprono chiaramente al romanzesco. Quella capacità di scoprire il gusto agrodolce dell’esistenza nascosto in un dettaglio. O nelle pagine della Grande storia. È su questo che si costruisce il monologo di Bisio. Qui ad accogliere in un salottino di libri, tavolinetti, televisori. Di nuovo a teatro. Fra i mille impegni. "Ho iniziato sul palcoscenico e ormai ho superato i 40 anni di carriera – conclude l’attore piemontese –, il primo bollino Enpals è del 1980, la mia vita è fatta di questo lavoro e del contatto con il pubblico. Mi piace fare il cinema, la televisione, ma la reazione immediata in teatro è impagabile, soprattutto quando si portano in scena spettacoli come questo, che anche se hanno momenti più riflessivi sono in gran parte comici. Ricordo sempre la grande lezione che mi ha dato Dario Fo, diceva che fare ridere è più difficile che fare piangere. “La mia vita raccontata male” è un ping-pong continuo tra me che sono sul palco e il pubblico in platea".
Diego Vincenti