
Il bomber-pittore, il lavoro da agitatore culturale e la mostra “Essere Fiume“ allo Spazio 21. E il 23 maggio alle 21 farò un "Formandala", un’installazione sempre nuova in base al luogo.
Fino al 21 giugno, “Essere Fiume“, progetto espositivo che anticipa la riapertura del Museo Civico di Lodi, si tiene allo Spazio 21 sotto l’egida di Pierpaolo Curti.
Quando lo ha aperto?
"Lo spazio ha iniziato la sua proposta culturale nel 2019, presso il mio studio di ricerca, con un gruppo di amici appassionati d’arte contemporanea".
Le biografie insistono sulla sua vocazione per il calcio, sulle esperienze giovanili nel Milan, predestinato goleador.
"Forte anche la vocazione per la pittura. Ho portato avanti le due cose in maniera ben distinta, ma il cuore ha parlato chiaro: non potevo non fare arte, così ho ridimensionato l’aspettativa calcistica al dilettantismo".
E sull’altro fronte?
"Mi sono laureato alla Statale di Milano in Scienze dei Beni Culturali. Negli anni, ho lavorato con diversi media: pittura, disegno, installazione, video arte. Ciò mi ha permesso di progettare mostre articolate, in Italia e all’estero...".
Dove?
"A Mosca e a Berlino, per esempio. Collaborando sia con gallerie private che con istituzioni pubbliche".
Cosa ricorda con più orgoglio?
"Alla Biennale di Venezia del 2010 la più bella mostra fu giudicata “La sostenibile leggerezza dell’essere” (parafrasando all’opposto il romanzo di Milan Kundera), esposizione colossale di ventuno artisti: io vi partecipavo con due grandi lavori di pittura".
Come il “propheta“ del proverbio, anche un artista ha difficoltà ad emergere in patria?
"Il mio rapporto con Lodi, come artista, è praticamente nullo, nel senso che ho fatto pochissimo in città, sia per mancanza di spazi, ma anche per la
poca offerta. Diversa la situazione come “agitatore culturale“: nella direzione delle collaborazioni con Comune e Fondazioni del territorio, le dinamiche che muovono un’associazione no profit come la nostra sono molte e attive, nel coinvolgere i giovani, gli istituti scolastici di vario livello, e più in generale il pubblico. Un meccanismo che funziona".
Il numero 21, in effetti, incoraggia pensieri positivi. E Spazio 21, bellissima ex-fonderia con strumenti e oggetti d’archeologia industriale originali lasciati in armonia con l’idea di “fucina”, vanta successi.
"Questo spazio si distingue per trasversalità e multidisciplinarietà. In questi sette anni, abbiamo proposto al pubblico mostre d’arte contemporanea, concerti, spettacoli di teatro e di danza. Presentato libri in presenza degli stessi autori. Creato laboratori per grandi e piccini. Nel presupposto statutario di superare ogni barriera culturale, religiosa, sociale, di genere. E altre associazioni, come Platea|Palazzo Galeano o Argine (che ha anche rivitalizzato la splendida ex-Chiesa dell’Angelo, nel cuore di Lodi), sono decollate proprio sul nostro esempio, così hanno preso coraggio...".
Buona la sintonia con l’amministrazione civica che guida Lodi?
"Va riconosciuto, certo, che a Lodi ora succedono un sacco di cose nella direzione culturale grazie a un sindaco ventisettenne. Andrea Furegato, da quando è stato eletto, due anni fa, ha impresso vero dinamismo".
Politica, ovvio, sarà l’assegnazione dell’incarico di Direttore del nuovo Museo. Girano voci su possibili candidature o designazioni?
"È ancora in via di realizzazione la struttura, ricavata nel complesso dell’ex-Linificio di Lodi. Il cantiere si dovrebbe concludere, se tutto andrà bene e i tempi verranno rispettati, entro il 2026. Quanto alla “governance“ della nuova istituzione, dovrà misurarsi con la complessità dell’operazione culturale. Idoneo al ruolo, direi, è Andrea Cancellato, già sindaco di Lodi, e presidente di Federculture, con una lunga esperienza in una istituzione del calibro della Triennale di Milano. Gliel’ho prospettato come auspicio, ma lui sicuro: “No, largo ai giovani!”, mi ha risposto...".
A volte l’incarico di direttore di museo arriva a ricoprirlo qualcuno da un’altra città o da un altro Stato. C’è un’ipotesi simile anche in questo caso?
"Io preferisco semmai immaginare la nostra Silvia Franceschini. Con il suo splendido staff (Arianna Angeloni, Beatrice Marangoni e Anna Viola Premoli) ha curato la mostra in corso, che si si propone come strumento importante per testare una struttura museografica innovativa".
Rieccoci ad “Essere Fiume“, all’Adda.
"Fiume spesso identificato nella letteratura come “femminile”, per la sua impetuosità e imprevedibilità, comunque con un ruolo centrale nelle relazioni con Lodi. Seguendo le sue sponde, la mostra accosta storia locale (ceramiche Vecchia Lodi, immagini della battaglia napoleonica sul ponte dell’Adda, gli albori della Canottieri) e opere di artisti della contemporaneità, molti dei quali sono lodigiani".
Sue opere, Curti, sono esposte in questa mostra così importante?
"Non mi sembrava di buon gusto farlo allo Spazio 21, “a casa mia“, per così dire. Ma dietro varie insistenze, il 23 maggio, alle 21, farò un “Formandala“, una sorta di processo pensato come flusso liberatorio. Un’installazione sempre nuova, in base allo spazio. La prima aveva preso forma da rami e radici raccolti proprio lungo il fiume. “Formandala“, ricerca continua, è un modo per meglio conoscere me stesso (e, auguriamo, farsi conoscere ndr)".