CRISTINA BERTOLINI
Economia

Contro le leucemie infantili. Il centro Maria Letizia Verga e i miracoli della solidarietà

L’ultima sfida è “Grande“, il progetto da 15 milioni per la costruzione della torre della ricerca . In cantiere la realizzazione di altri posti letto per i piccoli ricoverati che vengono curati a Monza.

Contro le leucemie infantili. Il centro Maria Letizia Verga e i miracoli della solidarietà

Contro le leucemie infantili. Il centro Maria Letizia Verga e i miracoli della solidarietà

Monza è la città dove relazioni di fiducia e risultati concreti aprono le porte al miracolo della solidarietà. Lo sanno bene i volontari del Comitato Maria Letizia Verga che da oltre 40 anni, grazie alla generosità di monzesi e brianzoli, hanno potuto dotare di apparecchiature la pediatria del San Gerardo, costruire il Centro Maria Letizia Verga per il bambino e la sua mamma (per la cura delle leucemie del bambino) e ancora ristrutturare la cascina Valera, come residence per chi arriva a Monza da lontano, per curarsi.

Dall’ultima ricerca del Sole 24 ore sulla qualità della vita emerge che fra i parametri che portano la provincia di Monza e Brianza nella top ten delle migliori realtà del Paese, c’è anche un terzo posto per il consumo sui beni durevoli e un undicesimo posto per depositi bancari.

Si tratta di una situazione di agio, favorevole alla solidarietà che diventa condizione necessaria, ma non sufficiente.

"Partiamo da un territorio scettico, poco propenso alla visibilità e molto alla concretezza – sottolinea Lorella Marcantoni consigliera delegata del Comitato Verga – quindi i segreti per conquistare la fiducia delle persone sono l’essere noi volontari tutti genitori di bambini curati o in cura. E poi bisogna saper ascoltare le necessità dei medici e delle famiglie, per poter poi realizzare progetti immediatamente e concretamente visibili. Risulta convincente la stretta connessione tra intenzione ed effetto".

Lorella Marcantoni ricorda quanto il Comitato debba a Monza e alla Brianza. Iniziò la sua mission 44 anni fa, quando ebbe l’opportunità di collaborare con la clinica pediatrica dell’Ospedale San Gerardo, al tempo in cui il suo primario, il professor Giuseppe Masera, si era appena trasferito a Monza dalla clinica De Marchi di Milano. L’ospedale pubblico portò il gruppo di genitori promosso da Giovanni Verga (papà di Letizia, appena mancata per leucemia) in un territorio difficile da convincere a parole, ma dal cuore grande, dove contano i fatti. Terra di imprenditori nel Dna Monza e Brianza, dove anche chi non ha un’azienda propria ha comunque la mentalità imprenditoriale ed è propenso a sposare iniziative concrete. "Quindi – continua Marcantoni – i potenziali sostenitori trovano da sempre le porte aperte, per vedere cosa facciamo, parlare con i medici e i responsabili dei progetti e soprattutto con i beneficiari, famiglie e ragazzi che vengono curati".

Di fronte a risultati concreti, strutture costruite, apparecchiature effettivamente acquistate e bimbi che guariscono, le barriere difensive si abbassano e il grande cuore di Monza e Brianza dice sì ai progetti del Comitato Maria Letizia Verga, per curare ogni giorno un bambino in più. Ed è stato così che da un manipolo di amici, il Comitato Verga è cresciuto, coinvolgendo, ad oggi, 250 volontari attivi, iscritti all’albo del volontariato e migliaia di sostenitori in tutta la Lombardia che con mille rivoli di iniziative concorrono a realizzare i progetti. L’ultima sfida per cui il Comitato Verga sta chiamando a raccolta le sue migliaia di amici è “Grande“, il progetto da circa 15 milioni di euro per la costruzione della torre della ricerca alle spalle del monoblocco e altri posti letto, per i piccoli ricoverati in cura a Monza. A chi obietta che ci sono tante associazioni a caccia di contributi, Marcantoni fa notare che ciò contribuisce all’aumento della sensibilità delle persone.

"Noi non abbiamo mai vissuto il concetto di competizione sul territorio – sottolinea la consigliera –. La fiducia nasce dalla relazione costante con le persone che ci conoscono direttamente, anche tramite i nostri genitori volontari che abitano sul territorio, testimonial della nostra mission e di credibilità. Poi ciascuno dona quando può e quello che può. E così le persone restano costantemente in relazione con l’associazione, perché trovano soddisfazione personale nel donare. Molto spesso chi si è allontanato da un po’ viene spontaneamente a informarsi su quale obiettivo stiamo perseguendo, per poterlo sostenere e sentirsi parte dei nostri risultati".

Ogni anno l’associazione effettua un report pubblico, dai suoi bilanci assolutamente trasparenti, in condivisione con i suoi sostenitori.