Sondrio – La Svizzera si chiude nel suo proverbiale riserbo e non svela a Regione Lombardia la lista dei frontalieri che hanno optato per usufruire del servizio sanitario nazionale italiano. Quello della fuga dei lavoratori verso la Svizzera, dove gli stipendi sono molto superiori rispetto a quelli italiani, è un problema sempre più radicato, soprattutto nelle province lombarde di confine, Sondrio, Como e Varese. E in campo sanitario la disparità di trattamento economico è piuttosto notevole. Nell’ambito dei rapporti bilaterali, ottimi, con le istituzioni elvetiche, Regione Lombardia tempo fa ha espressamente fatto richiesta alle autorità centrali dei cantoni Grigioni e Ticino di conoscere il numero dei lavoratori frontalieri che hanno scelto di avvalersi delle prestazioni del servizio sanitario italiano e di non optare invece per quello elvetico. Nei giorni scorsi Bellinzona e Coira, capitali di Ticino e Grigioni, hanno chiaramente risposto picche alla richiesta di Palazzo Lombardia. Come riportato dalla RSI, il direttore del dipartimento delle finanze dei Grigioni Martin Bühler ha spiegato "di aver dovuto dire ai responsabili lombardi che per il momento non abbiamo una base legale per fornire questi dati". E conoscere questo elenco snellirebbe di parecchio il processo, previsto dalla nuova legge finanziaria e in capo alle Regioni, di tassazione nei confronti dei frontalieri per ottenere, in poche parole, i fondi necessari da destinare ad aumentare il salario degli operatori sanitari italiani così da evitare o da limitare la fuga verso la Svizzera.
"È vero, abbiamo richiesto ai cantoni svizzeri un elenco dei frontalieri che hanno optato per la sanità italiana – dice Massimo Sertori, assessore regionale ai Rapporti con la Confederazione Elvetica – . La legge finanziaria impone alle Regioni di definire la quota di compartecipazione familiare dovuta dai loro frontalieri (quelli residenti cioè in quella Regione). Quota compresa tra il 3% e il 6% da applicare dal 2024 sul salario netto percepito, nel nostro caso, dai lavoratori operanti in Ticino e nei Grigioni".
Il contributo mensile varia da 30 a 200 euro al mese e la stima è di un contributo medio di circa 100/120 euro al mese per coprire il frontaliere e i familiari a suo carico. Sapere quanti sono i vecchi frontalieri, quelli assunti prima del luglio 2023, ad aver scelto il servizio sanitario italiano serve a Regione per quantificare il contributo che gli stessi dovranno versare. "Noi, grazie ai buoni rapporti, cercheremo di avere dagli amici svizzeri questi dati, altrimenti faremo una comunicazione generale… e poi ogni cittadino, ogni frontaliere in questo caso, è responsabile di quello che dichiara e fa". Il contributo rimarrebbe in Regione perché la cifra raccolta servirebbe, appunto, per aumentare la busta paga di medici e infermieri che lavorano in Lombardia e che sono ovviamente allettati dagli stipendi svizzeri.