Morbegno, la crisi infinita della Riello: i 61 lavoratori ora chiedono aiuto alle istituzioni locali

Un lento e inesorabile declino. Le maestranze: “Benefici dal territorio, tutelateci”

Riello, la crisi infinita

Riello, la crisi infinita

Morbegno (Sondrio) – Le maestranze della Riello chiedono aiuto alle istituzioni locali. Continua a far discutere la chiusura dello stabilimento morbegnese dell’azienda termomeccanica, appartenente ormai da 4 anni alla multinazionale Carrier Corporation, previsto per i prossimi mesi. Decisione comunicata ufficialmente un mesetto fa e che mette in grosse, grossissime difficoltà, i 61 dipendenti, 51 operai e 10 impiegati, della struttura di Morbegno.

Quello della Riello è stato un lento e inesorabile declino: alla fine degli anni ’90 lo stabilimento della Bassa Valle poteva contare su una forza lavoro di ben 500 unità. Poi negli anni c’è stato un forte ridimensionamento, fino ai giorni nostri quando il management della Carrier ha deciso per la chiusura. La questione è finita in Parlamento con un’interrogazione al Ministro competente. Ieri le maestranze si sono fatte di nuovo sentire, con un comunicato ufficiale firmato da lavoratrici e lavoratori della Riello Carrier, assistiti in questo periodo da Cisl e Cgil.

"Bisogna partire da un dato di fatto – ricordano i dipendenti -: questa azienda è nata e cresciuta grazie ai fondi e alle agevolazioni stanziati dalla legge Valtellina. Noi vogliamo portare a conoscenza dell’opinione pubblica il rammarico e l’indignazione nell’aver visto e constatato sulla nostra pelle, nel corso degli anni, il più totale disinteresse e la mancata capacità gestionale e d’innovazione di Riello prima e Carrier dopo. Situazione che ci ha visto protagonisti nel fronteggiare una situazione di profonda crisi aziendale con la perdita di 160 posti di lavoro nel 2012 con la delocalizzazione della produzione di caldaie in Polonia. Da qui il ricatto ai lavoratori rimasti con una riduzione sostanziale dello stipendio in cambio di un paventato rilancio aziendale con il trasferimento di macchinari e altre lavorazioni dismesse dagli stabilimenti chiusi in precedenza".

Il risultato? "macchinari fatiscenti e obsoleti, lavorazioni oramai superate e pertanto nessuna possibilità competitiva sul mercato, l’utilizzo di cassa integrazione con ulteriore perdita di potere d’acquisto e l’acquisizione di Riello da parte degli americani di UTC e la successiva integrazione con Carrier La mancanza di piani Industriali d’investimento e un progressivo invecchiamento degli impianti ha portato alla crisi attuale". I lavoratori denunciano anche altre mancanze e rivolgono un appello. "Chiediamo alle istituzioni locali e agli enti preposti di tutelarci in questo difficile percorso, ricordando all’azienda i benefici ricevuti dal territorio (che certamente adesso ne esce interamente impoverito).