Uno Zio: "Bambina, hai bisogno di tempo e fiducia"

Uno zio assiste ad un processo a una bambina di quinta elementare, accusata di non impegnarsi a scuola. La madre la scudisce verbalmente, ma lo zio cerca di farle capire che ha bisogno di tempo e fiducia. Una storia sull'essere madri e padri di bambini difficili.

Andrea

Maietti

Serata con una coppia di giovani amici. Hanno una figlioletta di quinta elementare. Li conosco da molti anni: sono per loro uno zio. Nel cuore della cena è processo alla bambina. Il padre è appena tornato da un colloquio con le maestre: "Mentre si dimostra socievole con tutta la classe, la bambina pare sempre indifferente ai doveri scolastici. È distratta, sempre l’ultima a consegnare nelle verifiche, si dimentica i compiti a casa, è impacciata nelle interrogazioni. Non essendo priva di talento potrebbe dare molto di più": questo più o meno il giudizio. Il processo è aperto. Il padre chiede se il giudizio sia fondato. "Un po’ è vero", dice la bambina, posando il cucchiaio della minestra (per il resto della cena non assaggerà più nulla). "Ma quando sono interrogata – aggiunge – e sento i suggerimenti dei compagni, mi prende il dubbio su quello che mi pareva di sapere e resto lì muta". La madre, forse per cavarle una reazione, stimolarle l’orgoglio ferito, mena fendenti di parole molto più brucianti delle bacchettate sulle mani che usavano ai tempi miei: "Sei incosciente – dice –. L’anno prossimo in prima Media diventerai lo zimbello della classe. Scordati le festicciole. Starai sui libri tutto il pomeriggio. E a letto alle nove. A partire da stasera". La bambina guarda fisso lontano. Potrebbe dare l’impressione che non le importi nulla: né delle scudisciate della madre, né del giudizio della scuola. "Secondo te, qual è il motivo del tuo poco impegno?", chiede il padre. La bambina resta muta per qualche secondo: "Non lo so", dice alla fine. "Lo so io", dice la madre. Seguono altre scudisciate. La bambina china la testa tra le ginocchia e rompe in singulti strozzati. Che può fare uno zio? "Se posso dire la mia – arranco –, credo che la bambina sappia di doversi impegnare di più. Ha bisogno di tempo e di fiducia". La bambina adesso è in camera sua. La madre l’ha appena raggiunta, senza lo scudiscio. "Stanno parlando", dice il padre a voce bassa. Essere madri e padri di questi scuri di luna. L’è no facil, propi no. Sono appena uno zio, meno male.