Stesso problema, ma soluzioni radicalmente diverse tra Italia e Svizzera dove, per rispondere all’aumento di traffico, anziché costruire nuove strade stanno pensando a come diminuirle.
Una proposta choc che potrebbe diventare un quesito referendario se, da qui a fine anno, Ata (Associazione traffico e ambiente) riuscirà a raccogliere 50mila firme. Così mentre al di qua del confine si è tornati a discutere, e a dividersi, sull’opportunità di proseguire e completare la Pedemontana, anche a costo di trasformare in un cantiere ampi tratti della Milano-Meda, che è una delle principali vie per accedere gratis a Milano, in Svizzera si vogliono fermare progetti autorizzati ma ritenuti "esagerati, obsoleti e troppo costosi".
"C’è grande scetticismo per questi progetti di ampliamento che non risolveranno i problemi del traffico, ma serviranno solo per spostare le colonne altrove – spiega Bruno Storni, vicepresidente di Ata –. Le conseguenze saranno nuovi ingorghi in altri posti, nuovo traffico di transito, rumore e inquinamento atmosferico. Una decisione anti-climatica che comporta la distruzione di preziose superfici coltivate. Con il referendum vogliamo combattere queste ripercussioni nefaste. In futuro dobbiamo contare sulla condivisione, mobility pricing, telelavoro e il trasporto pubblico".
Da qui l’idea di dare la parola al popolo, lasciandogli la libertà di esprimersi, con un sì o un no, al quesito "se è meglio arrestare la costruzione di nuove strade invece di ampliarle". Lo scorso 18 giugno al referendum sulla neutralità climatica, per fissare l’obiettivo di raggiungere l’indipendenza dalle fonti fossili entro il 2050, oltre il 59% della popolazione ha risposto sì, abbranciando le direttive Ue di cui la Svizzera non fa parte. R.C.