
La cerimonia si è tenuta nella sala del Consiglio provinciale di Sondrio Nel 2024 l’attività della polizia penitenziaria ha visto 95 ingressi e 62 scarcerazioni
"Il carcere di Sondrio è un’eccezione sul territorio nazionale". Ylenia Santantonio, da due mesi direttrice della casa circondariale di Sondrio, non ha dubbi: le dimensioni sono ridotte, ma la situazione nel capoluogo non ha paragoni con gli istituti penitenziari del resto d’Italia. E il carcere di Sondrio e chi lavora in via Caimi, ieri, sono stati protagonisti della cerimonia che si è svolta nell’aula consiliare della Provincia di Sondrio, a Palazzo Muzio, per celebrare il 208° anniversario di fondazione del corpo di polizia penitenziaria. Un’occasione importante anche per Sondrio per celebrare e ricordare alla società le attività istituzionali e quanto viene fatto quotidianamente dagli agenti per garantire l’ordine e la sicurezza.
In una sala gremita di autorità è stato letto il discorso del capo facente funzioni del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Lina Di Domenico, e il messaggio del provveditore regionale, Maria Milano Franco d’Aragona. Al comandante di reparto, viceispettore Mattia Bonanno, il compito di illustrare l’attività operativa svolta dal personale del corpo di polizia penitenziaria del capoluogo che nel 2024 ha visto un totale di 95 ingressi, 62 scarcerazioni, 6 ricoveri urgenti di persone ristrette e quattro eventi di natura critica prontamente sventati. Nessun problema di sovraffollamento, problema numero uno delle carceri italiane.
"A Sondrio non c’è. Attualmente abbiamo 35 detenuti. È vero, è una realtà piccola, ma qui la popolazione ristretta riesce davvero a vivere con dignità", osserva la direttrice. Differente è il discorso riguardante la dotazione organica, per la quale anche di recente si era aperto uno stato di agitazione mai rientrato. "Le unità sono sicuramente inferiori rispetto a quelle previste dalla pianta organica – ammette Ylenia Santantonio – ma sono unità che lavorano su più fronti, arrivando a fare più cose contemporaneamente e devo dire che questo a costo di grandi sacrifici ci permette di non venire meno a quello che è il nostro mandato". Tra i presenti a Palazzo Muzio anche l’atleta azzurro di sci Pietro Zazzi. "Sono forse l’unico a vestire la divisa della polizia penitenziaria tra gli sciatori – ha dichiarato il bormino, ora fermo dopo il rovinoso infortunio di fine dicembre – ed è per me un onore rappresentarla sulle piste".
Sara Baldini