"Sulle concessioni le comunità locali abbiano un ruolo attivo"

Il Comitato Coordinamento del Grande Idroelettrico chiede a Regione Lombardia maggiore coinvolgimento degli amministratori locali sulle concessioni energetiche, criticando il centralismo e la mancanza di investimenti. Il rinnovo delle concessioni idroelettriche è cruciale per la creazione di nuovi posti di lavoro e lo sviluppo del territorio.

"Sulle concessioni le comunità locali abbiano un ruolo attivo"

"Sulle concessioni le comunità locali abbiano un ruolo attivo"

"Chiediamo a Regione Lombardia di coinvolgere maggiormente gli amministratori locali per quel che riguarda il grande tema delle concessioni energetiche". Questo il messaggio, forte e chiaro, lanciato dal Comitato Coordinamento del Grande Idroelettrico al termine di una riuscitissima e assai partecipata serata tenutasi a Sondalo. "Bisogna evitare che dal centralismo romano si passi al centralismo lombardo, lontano dai bisogni del territorio". A tenere banco e a spiegare la situazione Renato Cardettini e Giovanni Curti del Comitato nato sul tema della razionalizzazione delle linee elettriche ad alta tensione, l’impegno sottoscritto nel 2003 che prevedeva lo smantellamento delle vecchie linee ad alta tensione dopo la costruzione dell’elettrodotto San Fiorano-Robbia. "Impegno fermo al palo e tornato di attualità grazie al nostro lavoro – dicono dal Comitato -. Il progetto di Terna presentato 2 anni fa è tuttora bloccato per problemi e veti delle amministrazioni locali e dell’incapacità di Provincia e Regione di mediare".

Il rinnovo delle concessioni idroelettriche è un tema importante. "Le vecchie concessioni su acquedotti rurali, usi civici, vanno monitorate e conservate. In valle si produce quasi il 14% dell’energia idroelettrica nazionale e il 50% di quella lombarda. Un tempo lo sviluppo delle centrali ha portato lavoro e sviluppo. Questo scambio è venuto meno, le concessioni sono scadute e i concessionari continuano a turbinare con permessi provvisori. Sarebbe interesse di tutti i cittadini ridiscutere i termini di utilizzo e riassegnare le concessioni. Negli ultimi 30 anni sono arrivati più soldi ma meno investimenti, manutenzioni. Drammatico il taglio dei posti di lavoro nelle aziende produzione e trasporto dai 1077 del 1990 ai 346 del 2019. Sono 731 posti di lavoro persi. Con i rinnovi bisogna pretendere nuova occupazione in valle e non solo la conservazione dei 346 posti attuali. Il pallino è in mano alla Regione che deve fare i bandi ma si pretende un coinvolgimento delle comunità locali". Fulvio D’Eri