Maietti
Gennaio se n’è andato senza che siano passati i tre mercanti di neve (San Mauro il 15, Sant’Antonio
il 17, e San Bassiano il 19).
Mi è mancato soprattutto Sant’Antonio. quello del porcello, cui don Primo Mazzolari ha dedicato pagine memorabili. Mi porto ancora il santo da sopra l’usciolo della stalla di mio nonno. Una stampa a colori, gualcita e raggrinzita agli angoli, dentro una cornicetta tarlata. Il frate circondato dagli animali da cortile, e il fuoco: pareva di sentirli vivi, vicini, amici. Il quadretto vegliava il lavoro del nonno, che seduto sullo sgabello unipede (el scagnin), e appoggiata la testa al ventre di Mariuccia, la sua bruno-alpina (leggi mucca), si apprestava a vellicarne le tettarelle per la mungitura. Se ne raccontano
di curiose su Sant’Antonio. A Bassariva, paesino sulla riva sinistra dell’Adda, tra Lodigiano e Cremasco, era parroco un tempo un omone rubizzo, avvezzo a peccare volentieri
di buona tavola. Un certo anno fioccò, sotto Natale, per
una settimana. Le strade impraticabili, gli uomini sui tetti a spalar giù la neve, la gente chiusa in casa. Il giorno di Natale. alla messa prima delle sei, così sparuto era il gruppetto dei fedeli, che al prevostone prese una grande malinconia. Diventò irresistibile la tentazione di accettare l’invito
a pranzo di un fittavolo amico della parrocchia.
"Se alla messa grande verrà qualcuno – decise – basterà il coadiutore". La sera, al ritorno dalla gran tavolata, il prevostone sentì però il rimorso di aver abbandonato i suoi parrocchiani proprio il giorno di Natale. Pensò allora di rimediare. "Diletti figli – annunciò dal pulpito – siccome per circostanze di forza maggiore non mi è stato possibile festeggiare solennemente il Natale, alla prossima festa di sant’Antonio ripareremo con una messa solenne: tre miei confratelli monsignori verranno appositamente da Lodi per concelebrare". La mattina del 17 gennaio, quando il sacrista aprì il portone della chiesa, vi trovò affisso un cartello con queste parole, vergate alla buona con un pennello da imbianchino: "A la festa del Bambìn gh’era apena el por pretin; a la festa del nimal, tri prevosti cul pevial".