Ricchezza e mistero attraverso quel filo d’oro che percorre la storia

A Pavia le miniature decorate con lamina selezionate tra i manoscritti dei fondi Aldini e Ticinesi della Biblioteca e i Tableaux dorés di Remo Bianco.

Ricchezza e mistero   attraverso quel filo d’oro  che percorre la storia

Ricchezza e mistero attraverso quel filo d’oro che percorre la storia

Ricchezza e mistero, lusso e misticismo, luce terrena e divina dall’antico Egitto alla civiltà bizantina, dal Medioevo alla modernità, l’oro ha rivestito nell’arte diversi ruoli. C’è un filo sottile e molto prezioso a legare i differenti periodi storici. Infatti una lamina sottile impreziosiva codici medievali ed è stata utilizza da Remo Bianco, uno dei protagonisti del panorama artistico milanese e italiano del Novecento nei suoi Tableaux dorés. "L’occasione per questa mostra - ha spiegato Antonella Campagna, che insieme a Maria Cristina Regali e Gabriella Passerini ha curato la mostra - è stata la presentazione dell’autobiografia di Remo Bianco avvenuta l’anno scorso nel salone teresiano. In questo modo siamo venute a contatto con la Fondazione Remo Bianco e abbiamo riscoperto i Tableaux dorés che sono realizzati applicando lamina d’oro su vari tipi di materiale.

Dato che noi nei nostri oltre 1.400 manoscritti ne abbiamo moltissimi decorati con lamina d’oro abbiamo pensato di mettere a confronto le tecniche e le realizzazioni delle miniature in lamina d’oro con l’opera di Remo Bianco". Così è nata l’idea di realizzare un’esposizione che è proseguita nella scelta del materiale da mostrare. "Abbiamo cercato di scegliere manoscritti poco visti - ha aggiunto Campagna -, quindi non quelli che vengono mostrati nelle visite didattiche. La lamina d’oro si otteneva schiacciando una moneta tra due lamine di rame da parte di un artigiano chiamato battiloro. La moneta veniva poi schiacciata tra due pezzuole di camoscio perché diventasse sottile senza spezzarsi. Poi poteva essere applicata su un fondo liscio utilizzando succo d’aglio, succo di fico o albume quindi fatto asciugare, rianimata con il fiato dell’artigiano e premuta con la bambagia. Un’altra tecnica era creare una base sopraelevata quindi veniva usato del gesso, dell’argilla rossa con miele per formare una base bombata quindi con delle gocce d’albume si lasciava asciugare e si bruniva o con dente di animale o con della pietra dura. Così si avevano due effetti: uno al livello della pittura e l’altro, bombato con una maggiore lucentezza". Oltre a questi modi la lamina d’oro veniva applicata anche in conchiglia. "Si otteneva mescolando la polvere d’oro con della argilla - ha aggiunto Campagna - conservata in conchiglia e applicata con un acquerello. Serviva sia per particolari manoscritti sia per scrivere in oro su pergamene purpuree. La doratura era il terzo step della miniatura che aveva un procedimento molto lungo". Secoli dopo la stessa tecnica veniva usata da Remo Bianco nella realizzazione dei suoi Tableaux dorés che all’inizio erano dei rettangoli d’oro in un reticolo e poi la produzione si è diversificata assumendo aspetti sempre diversi.

Manuela Marziani