di Federica Pacella
In assenza di un criterio univoco per l’elaborazione dei dati, sono diverse le mappe del rischio radon che si possono predisporre, ma di fatto, nonostante varino i criteri considerati, in Lombardia le province montane e pedemontane come Sondrio, Bergamo, Brescia, emergono sempre tra quelle più esposte a questo gas nobile radioattivo. Prodotto dal decadimento radioattivo del radio, il radon è presente, in diverse quantità, nell’aria interna di tutti gli edifici e proviene principalmente dal suolo e, in misura minore, dai materiali di costruzione dell’edificio: per eliminarlo, è fondamentale arieggiare gli ambienti. Il rischio per la salute è alto: secondo le stime dell’Istituto superiore di Sanità, in Italia l’esposizione al radon è responsabile di oltre 3mila casi di tumore polmonare ogni anno.
Anche per questo, l’Europa ha rivisto i limiti con la direttiva 201359Euratom, recepita da decreto legislativo n. 1012020); in base a quest’ultimo, ad agosto scorso sarebbe dovuto essere approvato il nuovo Piano di azione nazionale, che per ora è in fase di proposta (se ne è parlato questa settimana in Senato). Dalle campagne realizzate negli ultimi 30 anni, la Lombardia (insieme al Lazio) risulta la regione con le concentrazioni maggiori: 116 Bqm3, contro la media nazionale di 70 Bqm3 (misurazione ENEA) e i 59 Bqm3 europei (dato del Joint Research Centre JRC). Gli approfondimenti fatti dalla Regione con Arpa e le varie Ats, messi nero su bianco nel Report Radon 2021, indicano che i valori più alti di radon nelle abitazioni lombarde si registrano tra Sondrio, Bergamo, Varese, Lecco, Como e Brescia, mentre nell’area della pianura padana la presenza è più bassa.
I valori medi annuali di concentrazione nelle abitazioni sono risultati compresi tra 9 e 1796 Bqm3; ben il 15% dei locali indagati presenta valori superiori a 200 Bqm3 e il 4,3% presenta valori superiori a 400 Bqm3. Guardando alla mappatura di Arpa, in Lombardia sono 202 i Comuni dove più del 20% delle abitazioni a piano terra potrebbe avere livelli di radon superiori a 200 Bqm3. Si tratta del 13% del totale dei Comuni, ma la distribuzione geografica non è omogena: la maggior parte sono tra Sondrio, Bergamo e Brescia. Anche il sistema informativo SINRAD, che raccoglie i risultati delle misure di concentrazione media annuale di radon effettuate in luoghi di lavoro, scuole e abitazioni, evidenzia tra i Comuni lombardi con le concentrazioni medie più elevate, quello di Chiavenna (Sondrio), con 262 Bqm3, Sabbio Chiese (Brescia) con 233 Bqm3, Bracca (Bergamo) con 222 Bqm3. L’attenzione verso il tema è cresciuta: se nel 2016 solo il 3,6% dei Comuni lombardi avevano inserito nei Regolamenti edilizi comunali (REC) le prescrizioni tecniche per la prevenzione dall’esposizione al gas radon in ambienti confinati, al 31 dicembre 2020 la percentuale è salita al 24,7%. Le percentuali variano, però, tra le province: nella Bergamasca, ad esempio, si è adeguato il 44% del Comuni, solo il 10% a Sondrio, il 27% nel Bresciano. A livello regionale, a febbraio il Consiglio ha approvato all’unanimità il progetto di legge che aggiorna le norme adeguandosi alle disposizioni nazionali ed europee. "Il testo – spiega l’assessore regionale all’Ambiente Raffaele Cattaneo - introduce misure per contenere l’esposizione al radon nelle abitazioni. Un tema di cui si parla meno rispetto al tema dell’inquinamento dell’aria, forse troppo poco rispetto alla rilevanza e alla pericolosità che può rappresentare".