Il mondo della scuola valtellinese è scosso dalla notizia dell’arresto avvenuto nella mattinata di martedì del numero uno, Fabio Molinari, 45 anni, per pesanti ipotesi di reato, quali sono concussione, peculato, induzione indebita e turbativa d’asta.
E solo nei prossimi giorni, quando si terrà l’interrogatorio di garanzia - il giudice Antonio De Rosa che ha firmato il provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari, non in carcere, ha tempo 10 giorni per fissarlo - si saprà se il massimo dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale accetterà di sottoporsi a interrogatorio per offrire la sua versione dei fatti cercando di respingere le accuse formulate dalla Procura o se, come al momento appare più probabile, preferirà avvalersi della facoltà di non rispondere.
Sulla sua decisione incideranno i consigli che gli daranno i suoi avvocati, Stefano Di Pasquale del Foro di Sondrio, alla guida della Camera penale provinciale, quindi un togato di peso, e la collega Sara Riva di Bergamo, alla luce dei primi atti di cui hanno potuto avere conoscenza dell’inchiesta del procuratore Piero Basilone su indagini condotte dal Nucleo di Polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza di Sondrio. Un’indagine, scattata a gennaio, che si è avvalsa pure di intercettazioni telefoniche, ambientali (con cimici piazzate dagli investigatori della GdF anche nell’ufficio del provveditore) e chat.
"I fatti contestati - spiegano gli inquirenti - riguardano reiterate ingerenze dell’indagato nelle assunzioni del personale docente da parte dei presidi, attraverso la cosiddetta procedura di messa a disposizione (Mad), nonchè l’utilizzo di fondi pubblici per acquistare beni per fini estranei a quelli isituzionali, ovvero per saldare debiti per spese personali sostenute dall’attuale dirigente dell’Ufficio scolastico". Sono stati contestati anche consolidati rapporti fra l’indagato e più giovani a cui avrebbe promesso e fatto attribuire in maniera illecita incarichi di docenza, borse di studio, stage e tirocini retribuiti in istituti scolastici.
Avrebbe individuato candidati di suo gradimento, nell’ambito di bandi pubblici, per assegnare poi ai “prediletti“ l’incarico e, in cambio dell’ingaggio nelle scuole, i fortunati si sarebbero visti posti nelle condizioni di versare parte dei compensi sul conto di un’associazione culturale riconducibile a Molinari. Intanto da Milano, ai presidi, non è arrivata alcuna indicazione su chi rileva nel ruolo l’arrestato. "Facciamo la figura di essere una terra di peccatori", si lascia sfuggire un dirigente scolastico in riferimento ai guai in cui è finito il provveditore e al fatto che ci siano altri indagati del mondo della scuola coinvolti nel presunto "sistema-Molinari".