SARA BALDINI
Cronaca

Poggiridenti, l’ultimo saluto a Emilia: "Si è protetta, poi ha perdonato"

Domani alle 10 i funerali dell’ex insegnante uccisa a coltellata dal marito a cui ha riaperto le porte di casa. Le volontarie del centro antiviolenza di Sondrio: ha lavorato insieme a noi, non si è cercata la morte.

L’abitazione di Emilia Nobili, 75 anni, dove è stata uccisa dal marito reo confesso L’autopsia ha confermato la determinazione e la crudeltà delle coltellate inferte

L’abitazione di Emilia Nobili, 75 anni, dove è stata uccisa dal marito reo confesso L’autopsia ha confermato la determinazione e la crudeltà delle coltellate inferte

L’addio a Emilia Nobili sarà domattina alle 10 alla chiesa della Madonna del Carmine a Poggiridenti Alto. L’autopsia, effettuata martedì sul corpo dell’insegnante in pensione accoltellata nella propria camera da letto, all’ultimo piano della palazzina di Contrada Nobili, dal marito di origini marocchine Mohamed Rebani, 64 anni, reo confesso, ha fornito agli inquirenti le risposta che attendevano. Dopo averlo denunciato per violenza, lo scorso ottobre, Emilia aveva ceduto, impietosita, e si era ripresa in casa quel coniuge che, dopo sei mesi di carcere, era per strada senza né arte né parte. Perché l’abbia uccisa ancora non si sa, i primi esiti dell’esame autoptico ne han rivelato però come: con determinazione e crudeltà. Numerose le coltellate al petto, all’addome e ai fianchi. Fendenti letali.

"Emilia era una donna come noi – si legge in un comunicato diffuso ieri da operatrici, volontarie e socie del Centro Antiviolenza “Il Coraggio di Frida“ di Sondrio –. Ha lavorato insieme al Centro per capire come prendere le distanze dal marito, in un’ottica di protezione personale e ha poi creduto alla voce di quello stesso uomo, che le ha chiesto aiuto. Emilia, come molte donne, ha ascoltato l’uomo con cui ha trascorso una vita ed è questa la complessità dei maltrattamenti in famiglia". Le donne del centro respingono anche le affermazioni secondo le quali l’ex insegnante di Poggi "se la sarebbe cercata". "Emilia non ha colpe, non ha responsabilità – desiderano ribadire –. Le scelte dei singoli appartengono al libero arbitrio e all’autodeterminazione di ciascuno di noi, anche quando sembrano incomprensibili. Chiediamoci perché l’uomo abbia scelto di porre fine alla vita di Emilia, non perché Emilia lo abbia accolto in casa. La semplificazione della narrazione delle storie di violenza poco ha a che fare con la complessità della vita delle donne che attraversano questo fenomeno e, con dolore, coraggio e fatica affrontano un percorso di fuoriuscita".

Dalle "donne di Frida" che ogni giorno accolgono, sostengono e proteggono le donne che subiscono violenza anche un appello accorato: "Chiediamo con forza a chi ha responsabilità politiche, educative, sociali di fare altrettanto: con scelte concrete, risorse adeguate e coraggio. Noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo".