Piuro, dagli scavi spunta un calice

Gli archeologi dell’Università di Verona continuano a riportare alla luce il passato l’antica Piuro

Gli scavi archeologici a Piuro

Gli scavi archeologici a Piuro

Piuro (Sondrio), 26 settembre 2019 -  Lo scavo archeologico a «Mot del Castel», eseguito dagli archeologi dell’Università di Verona continua a riportare alla luce il passato dell’antica Piuro, sepolta dalla frana del 1618. Nei giorni scorsi il team di studiosi ha rinvenuto un calice in pietra ollare perfettamente conservato e quasi integro. Saranno tuttavia necessari esami più approfonditi per poter attribuire alla coppa una precisa cronologia. Intanto, nella parte meridionale dello scavo, nel corso di questa campagna di scavi – iniziata da alcune settimane e che proseguirà fino all’11 ottobre – sono emerse le tracce delle mura delle abitazioni che aiutano a ricostruire l’articolazione del villaggio sepolto dalla frana. Tra i muri sono anche emerse quelli che sembrerebbero essere alcuni siti di sepoltura che, probabilmente, potrebbero essere collegati ad una vicina chiesa di cui, però, al momento non sono ancora emerse le tracce. Nella scorsa estate la campagna di scavi aveva già riportato alla luce alcuni muri e un focolare appartenenti all’insediamento medioevale ma, quest’anno, le ricerche hanno iniziato ad intaccare uno strato più recente. I basamenti in pietra rappresentano, forse, la conferma che i ricercatori si sono imbattuti in una casa «nobile».

Le costruzioni che presentavano componenti in pietra, oltre ad essere molto costose, erano appannaggio dei signori locali che le utilizzavano sia come status symbol – un po’ come una villa dei giorni nostri – sia in funzione prettamente difensiva. I ritrovamenti avvenuti nella precedente campagna hanno convinto gli studiosi che quello del «Mot del Castel» è un sito di primario interesse. Il fatto che tra l’area medioevale e quella cinquecentesca ci siano solamente 40-50 centimetri di dislivello è un’ulteriore conferma che il sito è stato abitato, in maniera continuativa, fino alla frana del 1618 e che quindi è lecito supporre che ci sarà modo di riportare alla luce altri frammenti della Piuro antica. Attualmente gli archeologi stanno lavorando sulla sommità originale della collina – sommersa dai detriti portati a valle dalla frana per altezze comprese tra i 4 e i 7 metri. In origine l’avvallamento doveva essere una sorta di «panettone», con un’area pianeggiante sulla sommità. Gli scavi di Piuro tentano, per la prima volta in Italia, e forse in Europa, di riportare alla luce un sito coperto da un evento franoso di questa portata. Difficile quindi capire come la frana che si è abbattuta sul borgo nel 1618 possa influire sugli insediamenti umani: ciò che è certo è che solo il proseguimento della campagna di scavi potrà dire qualche cosa di più sul sito della Piuro antica.