
I tre vitellini di razza frisona nella stalla della Bassa Valle condotta da Francesca Mazz
Talamona (Sondrio), 20 dicembre 2019 - Nelle vacche i parti trigemini sono tutt’altro che diffusi. "Se ce n’è uno all’anno è tanto", commenta il vicedirettore di Aral (il sodalizio degli allevatori) Gianmario Tramanzoli. Ha quindi del miracoloso, sotto Natale poi, quanto accaduto in una stalla di Talamona: una vacca frisona dell’allevamento di Francesca Mazzoni ha dato alla luce tre vitellini tutti sanissimi. Per la giovane che ha ereditato l’attività dal padre, Enrico Mazzoni, davvero un bel regalo. "Anche per noi che seguiamo il settore è un lieto evento - aggiunge - Fa piacere sia capitato a un’azienda che non si è mai data per vinta", nemmeno quando, nel 1987, l’alluvione distrusse la stalla nuova. Da allora è cresciuta, anche tecnologicamente: ha acquistato persino un robot per la mungitura. Con il latte dalle sue cinquanta vacche, frisone e di razza bruna, Mazzoni rifornisce la latteria di Delebio. Sono tante le ditte come quella di Mazzoni in provincia: Aral Sondrio ne conta 600 operative, di dimensioni diverse, anche piccolissime, e con una capacità produttiva complessiva di 700mila quintali di latte, per il 60% conferiti alle cooperative principali. "Si sta riducendo la vendita di latte all’industria: la scelta ricade per lo più su cooperative e realtà locali", prosegue Tramanzoli, ribadendo l’importanza del sostegno al comparto. Non è sempre facile portare avanti la professione dell’allevatore. Molti, con pochi capi, possono occuparsene solo part-time, non ce la farebbero altrimenti. Eppure il loro ruolo è fondamentale.
"Pensiamo al mantenimento del territorio in alta quota o in zone difficili, garantito proprio dagli allevatori con pochi esemplari. Ce ne sono tanti in bilico tra l’essere hobbisti e il diventare imprenditori zootecnici. Quello che davvero potrebbe stimolare il salto di qualità è il valore della produzione primaria: latte e/o formaggio". In tale direzione un gran lavoro lo fa la promozione che al momento è concentrata sulle produzioni di Bitto e Casera. «Tutti i prodotti , anche quelli minori, andrebbero valorizzati", in modo da favorire una cultura consapevole nel consumatore. C’è tanta strada da fare, vero, ma non mancano i segnali incoraggianti in tante direzioni. Ad esempio, "si sente spesso parlare di mancato ricambio generazionale, ma noi non lo percepiamo - continua - Certo, la zootecnia richiede impegno, ma sempre più ragazzi, finiti gli studi, decidono di intraprenderla con determinazione e strumenti adeguati". Inoltre l’attenzione del mercato alle eccellenze artigianali e ai prodotti di qualità è sempre più alta e ben visibile nell’ottimo riscontro della vendita diretta (vedi mercati a km zero del venerdì o del sabato a Sondrio).