
Il parco delle Orobie valtellinesi
Un progetto di ricerca per ridurre l’instabilità del suolo col Parco delle Orobie valtellinesi grande protagonista. E lo si sa che in tempi di cambiamenti climatici questi progetti sono essenziali per non far precipitare la situazione. Migliorare le conoscenze per pianificare ed eseguire buone pratiche per la mitigazione delle emissioni inquinanti, ma anche per migliorare la gestione delle acque e, più in generale, per ridurre al minimo l’instabilità del suolo, risorsa preziosa e limitata.
Sono gli obiettivi del progetto denominato ‘Soil: our invisible ally’, il suolo, il nostro alleato invisibile, uno dei 13 finanziati sui 170 presentati sul bando europeo ’Spazio alpino’, che vede il Parco delle Orobie Valtellinesi tra i partner. Un progetto da oltre 2,8 milioni di euro che concentra l’attenzione su quello che succede oltre il limite del bosco per verificare gli effetti del progressivo abbandono dei pascoli alpini. Uno studio corale che coinvolge cinque Paesi.
“Come Parco delle Orobie siamo orgogliosi di partecipare a uno studio di tale portata, grati per il finanziamento ottenuto che premia la progettualità e le attività che stiamo svolgendo che arricchiscono il territorio in conoscenze e in competenze – evidenzia il presidente Doriano Codega –. I dati raccolti saranno fondamentali per elaborare nuove strategie di gestione dei territori alpini, soprattutto in uno scenario di cambiamento climatico, promuovendo una corretta gestione del territorio e la prevenzione dei rischi naturali”.
Il Parco delle Orobie Valtellinesi, che può contare su un contributo di 250mila euro, si avvarrà della collaborazione del dipartimento di scienze teoriche e applicate dell’Università dell’Insubria. L’attività di ricerca si articolerà in tre fasi principali: mappatura del suolo, misura dei flussi di anidride carbonica e modellazione dell’erosione e della stabilità del suolo. La mappatura combinerà tecniche di telerilevamento, con l’utilizzo di satelliti ad alta risoluzione per classificare terreni e vegetazione, il carotaggio, che prevede il prelievo di campioni fino a un metro di profondità, e l’analisi dei profili del suolo. I dati sulle temperature del suolo confluiranno in un database globale.