Padre Tiziano Urbani sta meglio dopo la mina esplosa. Lo sfogo: “Qui si muore per la miniera d’oro”

Sondrio, il missionario betharramita è finito su un ordigno a bordo della jeep. A 83 anni è rimasto solo frastornato mentre tre passeggeri sono morti. “Lotta senza quartiere sulla pelle della popolazione”

Padre Arialdo Urbani è originario di Isolaccia di Valdidentro e vive a Niem

Padre Arialdo Urbani è originario di Isolaccia di Valdidentro e vive a Niem

Valdidentro (Sondrio) – Sta meglio padre Arialdo Urbani, il missionario betharramita originario di Isolaccia di Valdidentro che domenica sera è finito alla guida della propria jeep sopra una mina mentre percorreva la strada che da Bogbatoyo porta a Niem, nella Repubblica Centrafricana. Il religioso, che ha compiuto 83 anni, è ancora frastornato per gli effetti dell’esplosione ma fortunatamente è rimasto illeso e ha potuto parlare con i nipoti e i cugini rimasti in valle.

Non hanno avuto la stessa fortuna gli altri passeggeri che viaggiavano con lui sui sedili posteriori e nel cassone del fuoristrada: tre persone, tra le quali un bambino, sono rimaste uccise e altre sei sono state ricoverati, due di loro in gravi condizioni. A guidare i soccorsi è stato un altro missionario lombardo, anche lui appartenente all’ordine dei Betharramiti, padre Tiziano Pozzi, originario di Lissone, che vent’anni fa proprio a Niem ha aperto un ospedale che oggi conta una sessantina di posti letto ed è il principale presidio sanitario di tutta la regione a Nord-Ovest del Paese africano.

«Da diversi anni, a pochi chilometri da Niem, è attiva una miniera d’oro – aveva scritto pochi giorni prima di Pasqua padre Tiziano, raccontando la realtà di questa martoriata regione dell’Africa –. Fino a poco tempo fa questa miniera era sfruttata dalla popolazione locale in modo del tutto artigianale. Recentemente però è arrivata una compagnia mineraria cinese, ormai sono ovunque in Centrafrica, che dopo aver studiato il terreno ha deciso che vale la pena investire in questa miniera. Hanno addirittura rimesso a posto le nostre piste per quasi 100 chilometri. Siccome però la nostra regione non è del tutto tranquilla, come agenti della sicurezza i cinesi hanno chiesto l’aiuto del Gruppo Wagner, anche loro ormai con parecchi interessi minerari in vari Paesi africani e di cui sicuramente avete già sentito parlare a causa della guerra in Ucraina".

"Per la verità i rapporti tra i cinesi e i Wagner sono più complessi di quello che sembrano. I Wagner hano deciso di installare la loro base qui a Niem e circa una settimana fa questa è stata attaccata da un gruppo armato, sicuramente interessato alla miniera e al controllo del territorio. Come spesso accade in queste situazioni, il prezzo più alto è stato pagato dalla popolazione civile".

Una guerra in piena regola, quindi, combattuta sulla pelle della popolazione costretta a muoversi su strade e sentieri che mine e granate trasformano in trappole mortali. "Ho visto l’effetto devastante che possono avere le schegge di una sola granata e il mio pensiero è andato subito all’Ucraina ma anche a diversi altri Stati africani – conclude padre Tiziano –. Stati che vivono tutti in mezzo a guerre più o meno dichiarate e di cui non parla quasi nessuno".