
Voglia di rialzarsi, ma mancano i presupposti economici. Ci sono dubbi e perplessità in seguito al nuovo Dpcm anche fra ristoratori e baristi del mandamento tiranese che nei mesi scorsi hanno già speso di tasca propria, grazie a ingenti investimenti, per adeguarsi ai protocolli al fine di mettere i locali in piena sicurezza. E se per alcuni, con attività avviate da anni, ben rodate con clientela consolidata, la lotta per la sopravvivenza è forse meno difficile, per altri, ovvero realtà inaugurate da poco, la chiusura potrebbe rappresentare davvero un rischio di saracinesca abbassata in futuro, complice anche il calo dei clienti dovuto in parte ai giustificati timori di contrarre Covid 19 e alle poche presenze in pause pranzo per via dello smartworking. L’imperativo per tutti, però, è senza dubbio la resilienza. Quell’innegabile capacità di andare avanti gestendo al meglio questo momento storico quanto mai complesso.
"Con la chiusura alle 18 i ristoranti sono molto penalizzati - afferma Fabiano Strambini, titolare della storica "Antica Osteria dell’Angelo" - La giornata lavorativa qui da noi viene dimezzata. Nel pomeriggio non si lavora e per noi italiani mangiare alle 16 davvero non esiste. Le perdite quest’anno sono state enormi. Mi sono stati cancellati circa 150 gruppi di clientela americana. Io guardo i numeri, guardo i miei corrispettivi e non mentono: se sei abituato a fare 100 e fai 30 fai subito il calcolo. Nonostante tutto, però, questo è il nostro lavoro e voglio continuare garantendo la mia solidarietà a chi lotta. E che la lotta sia sempre pacifica. Oggi è un punto di domanda per tutte le categorie, alcune più penalizzate, ma tutti ne risentono". Fioriscono anche proposte. "È dura. Molto dura, ma dobbiamo rimboccarci le maniche con responsabilità - dichiara Giovanna Besseghini, titolare della "Locanda di Giovanna" a Grosio - Il nostro lavoro va tutelato. Per quanto mi riguarda, però, io chiuderei tutto novembre per riuscire a ripartire durante le feste, perché se si chiude a dicembre è un disastro. Dobbiamo fare in modo di fermare il più possibile i contagi ora". Stesso pensiero anche per Matteo Tenni, dipendente della "Trattoria Gagin" in piazza Cavour a Tirano: "Bisognerebbe chiudere ora per riuscire a riaprire in dicembre. Speriamo arrivino sostegni economici". Coraggiosa la giovane Giulia Galuppini (foto), proprietaria del "Caffè San Martino" di Tirano, che assieme alle sue sorelle ha aperto un bar nel centro storico in tempo di Covid: "È prezioso rispettare le regole anche se ovviamente non è facile. Una penalizzazione non indifferente. Le ore lavorative sono di meno e la gente anche nelle ore dove si può circolare entra nei bar con timore".Gabriela Garbellini