
Simone Inzaghi saluta l'Inter: Cesc Fabregas è l'obiettivo del club. Dirà di si?
Due ore per dirsi addio, e non sono sembrate infinite. Per ufficializzare quel che all’interno (ma pure all’esterno) dello spogliatoio si sapeva da giorni. Anzi, da almeno tre settimane. Dopo 4 anni e 217 partite sulla panchina dell’Inter, termina l’avventura di Simone Inzaghi con i nerazzurri.
Le ragioni di una scelta
L’addio del tecnico piacentino era nell’aria: andrà all’Al-Hilal, ricoperto dai petrodollari degli arabi che gli hanno offerto un contratto biennale con opzione per il terzo da 25 milioni a stagione. Per inciso: la sconfitta della finale di Champions nulla c’entra, lui la decisione l’aveva già presa prima. Avrebbe preferito salutare tutti da vincitore, riportando in Italia quel trofeo che mancava da quindici anni e invece la separazione (nonostante il contratto fino al 2026 col club di viale della Liberazione) è stata più malinconica. Perché arrivata dopo una clamorosa disfatta a Monaco di Baviera, e al termine di una stagione in cui l’Inter e il tecnico avrebbero potuto vincere tantissimo e invece sono rimasti a mani vuote.

Il comunicato
“Le strade del Club e di Simone Inzaghi si separano - recita il comunicato del club, diffuso a metà pomeriggio -. È questa la decisione presa di comune accordo dopo l’incontro avvenuto pochi minuti fa. La gestione di Inzaghi all’Inter sarà ricordata da tifosi, calciatori, dirigenti e dipendenti come caratterizzata da grande passione, accompagnata da professionalità e dedizione".
Il bilancio
Sei trofei: uno Scudetto, due Coppe Italia e tre Supercoppa Italiane, sono il palmares maturato in quattro stagioni, che hanno riportato il club ai vertici del calcio italiano ed europeo. Inzaghi è uno degli allenatori con il maggior numero di partite nella storia del Club nerazzurro, dopo Herrera, Mancini, Trapattoni e Mourinho. Esattamente come gli altri membri esclusivi di questo novero, Inzaghi ha contribuito significativamente alla crescita del palmares interista e passerà per sempre alla storia come il coach che ci ha portato alla conquista della Seconda Stella.
Il grazie di Marotta
“A nome del nostro azionista Oaktree e di tutto il Club, desidero ringraziare Simone Inzaghi per il lavoro svolto, per la passione dimostrata e anche per la sincerità nel confronto odierno, che ha portato alla decisione comune di separare le nostre strade. Solamente quando si è combattuto insieme per raggiungere il successo giorno per giorno, si può avere un dialogo franco come quello accaduto oggi“, ha detto il Presidente Giuseppe Marotta, al termine dell’incontro.
Il summit
L’ultimo faccia a faccia tra Inzaghi e la dirigenza nerazzurra (c’era anche il legale del club, l’avvocato Angelo Capellini, l’uomo dei contratti) subito dopo pranzo: due ore senza mai abbozzare una trattativa vera e propria, non c’è stato neppure il tempo di provare a convincere l’allenatore, proporgli l’allungamento del contratto (in scadenza nel 2026) ed illustrare le strategie future. L’addio avviene esattamente quattro anni dopo il giorno in cui il nome dell’allenatore emiliano venne ufficializzato all’Inter. Fondamentale il senso di “stanchezza“ (trasformatosi in “frustrazione“) dopo la sconfitta di Monaco che Inzaghi ha manifestato per un ciclo lungo e stressante, finito male (sul campo e negli spogliatoi, dopo la lite con Frattesi) ma ricco anche di soddisfazioni (6 i trofei conquistati). In un quadriennio coinciso con un drastico taglio degli investimenti da parte della vecchia proprietà legata a Suning, Inzaghi ha saputo valorizzare diversi calciatori mantenendo un livello di competitività sempre alto. Anche in ambito internazionale, visti i traguardi raggiunti oltre ogni aspettativa, perché due finali di Champions in tre anni sono tanta roba. Ma Simone era anche stanco di essere preso come capro espiatorio di tutte le sconfitte nerazzurre.
Le sensazioni
Alle persone che gli sono state più vicino ha confidato ultimamente che avrebbe gradito maggior protezione dall’ambiente interista, e magari più riconoscenza per quel bilancio completamente ribaltato in positivo, soprattutto grazie agli introiti europei di quasi 200 milioni tra premi e botteghini che porteranno i conti in “verde“ dopo anni e anni. “Cara famiglia nerazzurra - il messaggio di Inzaghi al popolo nerazzurro - è venuto per me il momento di salutare questo Club dopo un percorso di quattro anni, durante i quali ho dato tutto. Ogni giorno ho dedicato all’Inter il mio primo e ultimo pensiero della giornata. Sono stato ricambiato con professionalità e passione da calciatori, dirigenti e da ogni singolo dipendente del club. I sei trofei conquistati, tra cui lo scudetto della Seconda Stella, unitamente al percorso in Uefa Champions League nel 2023 e pochi giorni fa, sono la testimonianza tangibile di quanto il mio lavoro sia stato supportato da una comunione d’intenti con il mio staff e con ogni componente dell’Inter. Ringrazio gli azionisti per la fiducia che non è mai mancata, il Presidente e i suoi collaboratori per l’aiuto e il dialogo quotidiani. In una giornata difficile come quella di oggi penso sia giusto ribadire questo senso di gratitudine anche per il confronto che si è concluso poco fa. Siamo stati sinceri e abbiamo insieme deciso di concludere questo magnifico percorso. Un’ultima parola la voglio dedicare ai milioni di tifosi nerazzurri che mi hanno incitato, hanno pianto e sofferto nei momenti difficili e hanno riso e festeggiato nei sei trionfi che abbiamo vissuto insieme. Non vi dimenticherò mai. Forza Inter».
Il futuro
Per Inzaghi si apre una nuova parentesi araba: andrà a guidare l’Al-Hilal, squadra in cui milita tra gli altri anche il suo “pupillo“ ed ex giocatore alla Lazio, Sergej Milinkovic-Savic. L’ormai ex allenatore dell’Inter arriverà in Arabia Saudita nel fine settimana, firmerà il triennale e subito dopo volerà in direzione Miami dove debutterà contro il Real Madrid il 18 giugno nel Mondiale per Club, dove ci sarà anche l’Inter.
E adesso?
L’Inter invece dovrà cercare velocemente un nuovo allenatore cui affidare la panchina da subito, proprio perché fra una settimana si volerà negli Stati Uniti. Molto dipenderà anche dal progetto della proprietà Oaktree: una società che intende programmare investimenti a più ampio raggio, con un occhio rivolto più ai giovani (e quindi alla prospettiva anzichè all’immediato) non sarebbe piaciuta a Inzaghi. La prima idea si chiama Cesc Fabregas, ma va convinto il Como, che già nelle settimane scorse ha respinto gli assalti del Bayer Leverkusen e della Roma. L’alternativa è De Zerbi, che in mattinata si è trincerato dietro un «non mi ha chiamato nessun club». Stessa risposta data da Roberto Mancini, che probabilmente a Milano (sponda nerazzurra) tornerebbe a piedi. Poche ore e sapremo la verità
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