Novate Mezzola, all'ex Falck una bonifica sospetta

Chiusa l’indagine: in 10 davanti al giudice

L’ex acciaieria Falck di Novate Mezzola

L’ex acciaieria Falck di Novate Mezzola

Novate Mezzola (Sondrio), Si è chiusa la maxi-inchiesta sull’ex area Falck di Novate Mezzola e il magistrato Marialina Contaldo, con supervisione del procuratore di Sondrio, Claudio Gittardi, ha presentato richiesta di rinvio a giudizio di 10 tra amministratori di società (residenti nel Lecchese, Comasco, Valtellina e Bresciano) e pubblici ufficiali di Arpa e Provincia di Sondrio, oltre a tre aziende che sono Novate Mineraria Srl, Novamin Spa e Novate Metallurgica Novamet Spa (quest’ultima in liquidazione) per reati che vanno dal falso ideologico in atto pubblico a omessa bonifica.

Il giudice Fabio Giorgi ha fissato al 12 settembre l’udienza preliminare, per valutare se, e semmai in che termini, accogliere le richieste della Procura: un compito che, probabilmente, toccherà al collega Pietro Della Pona. L’Ufficio dei Pm ha già indicato come parti offese la Regione, i Comuni di Novate Mezzola e Samolaco e le associazioni “Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute” con sede a Milano e Legambiente Lombardia con sede anch’essa nel capoluogo lombardo. In quella data è annunciato un presidio degli ambientalisti, davanti al Tribunale di Sondrio, per sensibilizzare sul problema della mancata bonifica del territorio in una consistente fetta di territorio all’imbocco della Valchiavenna, su indagini della Forestale e poi dei Carabinieri Forestali, scattate nel 2016 dopo la presentazione di un esposto a firma di Roberto Colzada.

E, proprio alla luce di questa iniziativa, e del fatto che da sempre ha seguito da vicino gli sviluppi dell’inchiesta, in particolare con la battagliera Alessia Triulzi, anche il comitato “Salute, Ambiente, Valli e Lago” con sede a Novate Mezzola, chiederà durante l’udienza di essere ammesso come parte civile.

«Si manifesta la soddisfazione per il raggiungimento di questo primo traguardo - dichiara l’avvocato Gianmaria Moiola, da sempre al fianco del Comitato della Valchiavenna - in quanto ciò rappresenta quello che da anni il Comitato che assisto va dicendo, sia in ordine alla mancata bonifica dell’area e sia agli effetti che ciò comporta sulla salute delle persone e sull’ambiente». Un gruppo di studio, anni fa, era stato incaricato dalla Regione Lombardia per verificare se, a Novate Mezzola, dove un tempo sorgeva l’acciaiera, fosse avvenuta o no la bonifica, ai fini dell’ottenimento dell’ok alla certificazione necessaria ai nuovi proprietari della fabbrica dismessa i quali intendevano avviare una nuova attività industriale. I piezometri (apposite sonde) vennero collocati su un’area di diverse migliaia di metri quadrati, per valutare se la bonifica dal cromo era stata realmente effettuata, come anche da documenti di Arpa e non solo, risultava o se, invece, si trattava di una “bonifica-fantasma”. Le indagini, anche attraverso una raffica di intercettazioni telefoniche, hanno fatto emergere un quadro sconfortante: la messa in sicurezza si sarebbe semplicemente tradotta in un’asfaltatura della superficie contaminata.