"Niente saluti fascisti. Il Ventennio è finito"

Lecco, duro il primo cittadino Mauro Gattinoni .

L’ottone splende come l’oro ma, a differenza dell’oro, si ossida; va rilucidato perché, come la memoria, torni a brillare. È per questo che le pietre d’inciampo che indicano i luoghi dove hanno vissuto i martiri della Resistenza e le vittime dell’Olocausto sono realizzate in ottone, non in oro. E proprio vicino a due pietre d’inciampo ieri si sono radunati i lecchesi per celebrare il Giorno della Memoria. Sono le pietre d’inciampo che si trovata ad Acquate e ricordato Pietro e Lino Ciceri, padre e figlio. Pietro, classe 1882, partecipò attivamente al grande sciopero del marzo 1944 e per questo fu arrestato e deportato nel lager di Gusen, dove trovò la morte il 4 gennaio 1954. Lino, classe 1923, subito dopo l’Armistizio si unì ai partigiani della zona distinguendosi, venne arrestato, deportato a Fossoli e fucilato insieme ad altri 66 prigionieri nel poligono di Cibeno il 12 luglio ‘44. "In epoche come questa – sono le parole del sindaco Mauro Gattinoni - ricomincia a farsi spazio il Ventennio più buio della nostra storia, si tollerano i saluti romani e alcuni esponenti delle più alte istituzioni faticano a dirsi antifascisti".