
Marco Confortola ha messo la firma su un nuovo record di cui va orgoglioso
Valfurva (Sondrio), 13 luglio 2024 – Quattrocento volte in cima al Gran Zebrù. È questo lo straordinario record, l’ennesima impresa, di Marco Confortola, l’alpinista della Valfurva che, da sempre, ha fatto del Gran Zebrù, montagna di 3857 metri nel gruppo dell’Ortles Cevedale in Alta Valtellina, la sua palestra di allenamento in preparazione alle spedizioni sulle vette più alte del mondo. Il cacciatore di 8000, capace di salire 13 delle 14 più alte del mondo, quest’anno ha deciso di prendersi una pausa e di attendere il 2025 per terminare l’impresa. Intanto si “diletta“ e si allena sulle Alpi. E giovedì è salito per la 400° volta sul Gran Zebrù con un amico, Matteo Gnecchi. "Il Gran Zebrù è la mia palestra – dice Confortola –, la utilizzo per preparare gli 8000 ma è anche una montagna assai spettacolare vicino a casa mia. Ho incominciato a scalarla 20 anni fa, giovedì ci sono salito per la 400esima volta e l’ho fatto con Matteo, un amico conosciuto alcuni anni fa". Dietro a Matteo c’è una storia. "Lui ha capito che per andare in alta montagna è bene farsi accompagnare da un professionista, per evitare inutili rischi, e così qualche anno fa mi ha contattato. Con lui sono salito sul Gran Zebrù, la ’montagna del re’, 16 volte e gli avevo promesso di volerlo con me nella mia 400° salita in vetta. E così è stato, è diventato un bravissimo alpinista". C’è anche una dedica.
Il ricordo del padre del soccorso alpino
"A Gino Comelli, un pezzo grosso del mondo della montagna e padre del soccorso alpino che è mancato nei giorni scorsi". È su questa maestosa montagna che Confortola si è reso conto del cambiamento climatico. "Il cambiamento climatico lo si percepisce a vista d’occhio e purtroppo di anno in anno il lento ritirarsi dei ghiacciai è percepibile, qui su questa che per me è ’Il K2 della Valfurva’" il ghiacciaio si è assottigliato parecchio. In vent’anni lo scenario è completamente cambiato e noi alpinisti, come tutti, dobbiamo adeguarci al cambiamento. Marco sul Gran Zebrù ha “aperto“ una nuova via. "Sì, a sinistra di quella che si fa solitamente, tra roccia e neve. Ogni 30 metri ho fissato un chiodo, ora è la via più sicura per andare in vetta". In attesa di tornare a scalare gli 8000. "Quest’anno mi son preso un anno di stop anche perché sono stato invitato a Cervinia ai 70 anni della prima sul K2 insieme a Kurt Diemberger, alpinista austriaco di 92 anni, il primo che è salito sulla meringa del Gran Zebrù".