La Pozza di Leonardo ora scotta Vogliono chiuderla per sicurezza

Valdidentro, al via le operazioni per vietare l’accesso alla “vasca“ di acqua termale ricavata nel bosco. Verifiche da parte della Forestale, l’intento è di prevenire cadute nell’Adda mentre cercano di raggiungerla

Migration

di Michele Pusterla

È da sempre un punto di ritrovo dei valligiani e di numerosi turisti, molti stranieri, che cercano di sfruttare gli effetti benefici delle acque calde termali, senza essere costretti a pagare il biglietto d’ingresso, non propriamente popolare allo stabilimento pubblico in paese, a Bormio, o ai privati Bagni Nuovi e Bagni Vecchi, che stanno poco sopra la rupe. Ma ora la famosa Pozza di Leonardo, nel parco dello Stelvio, in territorio di Valdidentro, alimentata dall’acqua calda naturale che sgorga con continuità da un tubo, proveniente dai soprastanti Bagni perché non utilizzata, potrebbe avere i giorni contati, se non addirittura le ore.

In estate gli uomini del tenente colonnello Riccardo Ghilotti, dal quale dipendono i Carabinieri Forestali del Parco della caserma di Valdidentro, hanno effettuato una serie di controlli lungo il corso dei torrenti nel Bormiese, volti ad accertare la presenza di eventuali discariche abusive e altri sfregi all’ambiente. Hanno così rilevato, proprio qui, un abuso edilizio, e provveduto a inoltrare una denuncia contro ignoti alla Procura di Sondrio.

I militari, infatti, hanno scoperto un muretto in calcestruzzo, a fianco della Pozza di Leonardo, così da allargare la capacità della piscina naturale vicina all’Adda. Prima di questo intervento ci si poteva immergere, al massimo, in 4-5. Ora, invece, dopo l’opera dei manovali la “vasca“ può accogliere, in contemporanea, una ventina di utenti. Si vuole chiudere l’accesso alla pozza, per mettere fine all’abbandono di rifiuti da parte di chi frequenta l’area, per motivi di sicurezza. Per raggiungere la piscina di acqua calda, infatti, ci si deve addentrare nel bosco, a lato della statale 301 del Foscagno pochi tornanti dopo Bormio, sulla destra in direzione di Livigno. E una parte del sentiero può essere percorsa in sicurezza, ma c’è poi il tratto che è, invece, a strapiombo per 3-4 metri sul fiume. Percorrerlo rappresenta un pericolo, di più al buio e in presenza di ghiaccio e neve. "C’è chi ci va nelle ore notturne. In particolare giovani coppie in cerca di momenti d’intimità", raccontano.