La fuga dei medici: "I professionisti ci sono se si creano posti di grande competenza"

Marco Trivelli, nuovo direttore dell’Asst Lecco, guarda avanti. Conta 3.200 dipendenti, tre presidi ospedalieri più i poliambulatori. "La sanità qui è forte. Ci sono specialità che altrove non si trovano".

La fuga dei medici: "I professionisti ci sono se si creano posti di grande competenza"

La fuga dei medici: "I professionisti ci sono se si creano posti di grande competenza"

LECCO

Marco Trivelli, 59 anni, è il nuovo direttore dell’Asst di Lecco. È a capo della l’azienda più importante del territorio, non solo perché "produce" salute, ma anche perché conta 3.200 dipendenti, tre presidi ospedalieri e una decina di poliambulatori e servizi territoriali, per un bilancio di 400 milioni di euro. Il nuovo dg è uno dei pochi manager della sanità lombarda a non essere un medico: è laureato in Economia aziendale. Prima di approdare a Lecco, è stato numero uno del Welfare di Regione Lombardia, del Niguarda, dei Civili di Brescia e dell’Asst della Brianza. Tra operatori sanitari in fuga, reparti che chiudono e liste d’attesa infinite ha ereditato una situazione difficile.

La sua prima impressione sulla sanità lecchese?

"Molto buona. È una sanità forte, sia sul fronte ospedaliero, sia per quanto riguarda la sanità territoriale. Qui ci sono realtà come il Dipartimento per le Fragilità, le Cure domiciliari e le Cure palliative che altrove non ci sono. Ho riscontrato competenze elevate che consentono di gestire una casistica complessa. Il Dipartimento di Emergenza-urgenza dell’ospedale di Lecco è un vero e proprio polo per tutta la Lombardia. L’ospedale di Merate è un ospedale sofisticato con la Cardiologia, la Pneumologia e poi i reparti di base. L’ospedale di Bellano con la Riabilitazione è una piccola perla: lo dimostrano i pazienti e i professionisti che ci lavorano che arrivano da fuori territorio".

Quali criticità ha rilevato?

"Il Lecchese è un territorio che ha una tendenza all’invecchiamento leggermente superiore alla media regionale. La perdita di popolazione attiva ha ripercussioni sulla sanità".

Quali emergenze ha trovato in ambito di gestione sanitaria? "Sono quelle che si stanno affrontando in tutta la regione sui pronto soccorso e la medicina d’urgenza, la psichiatria, la pediatria e la rianimazione. In tutta la Lombardia si stanno inseguendo professionisti che mancano. Solo poche strutture hanno ancora qualche riserva".

Gli ospedali di Lecco e di Merate possono coesistere?

"Per distanza sono due ospedali indipendenti. Il Mandic non può essere concepito come spoke del Manzoni. Ci deve essere interazione, ma nel funzionamento l’ospedale di Merate deve avere una propria autonomia. I due ospedali non sono intercambiabili nemmeno per i cittadini proprio perché lontani".

Che futuro ha l’Umberto I di Bellano?

"La Riabilitazione deve andare avanti, inoltre dobbiamo far decollare l’ospedale di comunità. A Bellano c’è già una attività poliambulatoriale forte, ci sono tutte le basi per una casa di comunità".

Il punto nascita di Merate resta aperto?

"È in progressiva riduzione e si va verso una sospensione dell’attività che però non è stata al momento decisa. Si sta comunque lavorando per garantire il più possibile servizi alternativi e per accogliere quante arrivano in urgenza. Il personale ha voglia di sviluppare attività specialistica".

È possibile bloccare l’emorragia di medici, infermieri e operatori sanitari e reclutarne altri?

"Occorre comprendere le ragioni di ciascuno caso per caso. Nessuno è intercambiabile. Di fondo bisogna che le persone siano contente e convinte, solo così si attirano le competenze. Se si creano posti di valore i professionisti arrivano".

Daniele De Salvo