Campodolcino, iniziati i lavori per il ponte tibetano

Sorgerà ai piedi della località di Fraciscio, intorno a 1300 metri di altezza, e consentirà di ammirare le meravigliose cascatelle e marmitte altrimenti invisibili

Il sindaco di Campodolcino

Il sindaco di Campodolcino

Campodolcino avrà presto uno splendido ponte tibetano dal quale tutti, turisti ma anche residenti, potranno ammirare le meravigliose cascatelle e marmitte altrimenti invisibili. Sono iniziati nei giorni scorsi i lavori per la realizzazione del ponte tibetano di Campodolcino, posto ai piedi della località di Fraciscio intorno a 1300 metri di altezza, una delle opere finanziate dal progetto Interreg “Spluga 2.0“. L’opera avrebbe dovuto essere pronta per il 2022 ma il periodo del Covid 19, con tutti i problemi annessi tra i quali quelli dell’innalzamento dei costi, ha rallentato il tutto. Ma ora tutto è pronto per consegnare a Campodolcino e alla Valchiavenna un’altra opera di grande spessore e di straordinaria importanza dal punto di vista turistico.

"I lavori per realizzare il ponte tibetano sono incominciati – dice il sindaco di Campodolcino, Enrica Guanella – e termineranno indicativamente in autunno. Per l’inaugurazione dovremo attendere la prossima primavera o l’estate. Il ponte è lungo 80 metri ed è posto ad un’altezza di circa 50 metri. È una bellissima opera che rientra in quelle finanziate grazie al progetto Interreg Spluga 2.0 e che ci permetterà di avere un’attrazione turistica. Ma soprattutto consentirà a tutti di ammirare la bellissima caurga della Rabbiosa, una forra riconosciuta come monumento naturale della regione Lombardia, con le sue bellissime cascatelle, scivoli e marmitte che altrimenti non sono visibili".

Con il ponte tibetano si crea un percorso panoramico accessibile a tutti e che collega il ponte romano al sentiero già esistente e arriva fino a dove anticamente c’era una torre di avvistamento. Nell’estate del 2023 i turisti potranno testare il parco avventura in località Mottola e nel 2024 potranno percorrere anche il ponte tibetano. Fulvio D’Eri