Il recluso che amava i social. Le foto su Facebook col cellulare

Toni Mazzeo, detenuto nel carcere di Opera, è stato arrestato tre volte per aver utilizzato telefoni cellulari in cella e postato su Facebook. I telefoni sono stati sequestrati, ma Mazzeo è riuscito a procurarsene altri. Sarà processato per "accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti".

Il recluso che amava i social. Le foto su Facebook col cellulare

Il recluso che amava i social. Le foto su Facebook col cellulare

CARUGO (Como)

Dalla sua cella del carcere di Opera, telefonava ai figli e postava foto sul suo profilo di Facebook. E ogni volta che gli agenti di polizia penitenziaria gli sequestravano il telefono e lo arrestavano, riusciva a procurarsene un altro. Tre volte tra novembre e la scorsa settimana: tre telefoni sequestrati, tre arresti, tre convalide che si tradurranno in altrettanti processi a carico di Toni Mazzeo, 47 anni di Carugo, detenuto per un quantità di reati, con un cumulo di pene che si estinguerà solo nel 2038. Il primo episodio risale a fine novembre, quando è stato scoperto a pubblicare di continuo post sul suo profilo di Facebook. Durante la perquisizione della sua cella, la penitenziaria gli ha trovato uno smartphone, ed è stato arrestato in flagranza per il reato di "accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti", per il quale è prevista una pena da uno a cinque anni. Assistito dal suo avvocato, Gianluca Crusco, durante la convalida dell’arresto avrebbe dichiarato che l’apparecchio gli serviva per telefonare ai figli, di cui sentiva la mancanza. Un paio di settimane fa la penitenziaria, durante un’altra perquisizione, gli ha trovato nascosto addosso un microtelefono, anche in questo caso perfettamente funzionate. Secondo sequestro, secondo arresto in flagranza. Mazzeo, nel giro di pochi giorni, è però riuscito a procurarsi ancora uno smartphone, che gli è valso il terzo arresto, convalidato una settimana fa. Mentre, legittimamente, si sta cercando di capire come sia possibile che i telefoni cellulari arrivino con tale facilità alla cella di Mazzeo, rimane da capire se riuscirà a compiere l’impresa di recuperare anche il quarto telefono. Al momento è detenuto per una serie di rapine commesse nel Canturino, per una tentata estorsione e per il coinvolgimento in un’indagine di Reggio Calabria, nella quale è stato condannato per detenzione di armi aggravata dall’agevolazione mafiosa.

Del suo cumulo di pena fanno parte anche quattro anni per tentate lesioni aggravate, per aver esploso alcuni colpi di pistola contro la porta dell’abitazione di uno spacciatore marocchino che era agli arresti domiciliari, con cui aveva avuto un diverbio a giugno 2016.

Paola Pioppi