EMILIO
Cronaca

Il debutto della signorina in pensione

Gli anziani del "canton di ball" discutono sulla vita della signorina Giuseppina, conosciuta come "Pinin", che ha dedicato tutta la sua vita al Comune. Carletto la definisce una "marela de prim premi", una scapola da premiare per la sua scelta di non maritarsi.

Magni

Da qualche mattina l’attenzione degli anziani del “canton di ball” lì per chiacchierare e tirare mezzogiorno, è stata rivolta alla signora Giuseppina, per tutti la “Pinin” che da qualche giorno aveva preso a transitare nella piazza probabilmente per andare a fare la spesa sempre allo stesso orario. La “Pinin” non si era mai vista passare perché lei aveva sempre lavorato in Municipio, era la segretaria del sindaco del paese. Per questo era assai conosciuta anche se in piazza non si era mai vista. Ovviamente il suo transito ha sollevato qualche interrogativo, qualche curiosa domanda negli anziani appostati sul marciapiede: "Ma cum’è la sciura Pinin la lavura pü?". Ha subito chiarito il Carletto il quale sa sempre tutto: "L’è andata in pensiun". Poi con una punta di sarcasmo ha aggiunto, parlando questa volta in italiano, per dare più importanza al suo dire: "Poi non bisogna chiamarla signora, la “Pinin” è signorina, non si è mai sposata. Ha dedicato tutta la sua vita al Comune, agli altri, per questo bisogna rispettarla". Qualcuno dei presenti però ha avanzato qualche dubbio malignando che in anni giovanili era stata sposata. È nata così un’animata discussione. A questo punto il Carletto che evidentemente pretendeva che sulla vita della “signorina Pinin” non calassero dubbi e maldicenze, ha sbottato, questa volta ricorrendo alla rudezza del dialetto: "El su mi. La “Pinin” l’è ‘na marela de prim premi, e basta". La discussione, a questo punto, si è bloccata. Ma cosa aveva voluto dire Carletto con quel “marela de prim premi”? Aveva voluto ribadire che la “Pinin” era sicuramente una zitella da primo premio. Ovvero da premiare per la sua scelta di non maritarsi. E restare sola anche in età avanzata, in tempi di pensione. Nel dialetto milanese “marel” significa scapolo e di conseguenza al femminile fa “marela”. È termine ormai assai poco in uso, comunque qualche volta ancora mi è capitato di sentirlo. Per Gianfranco Scotti deriva probabilmente dal latino “mass maris” che significherebbe maschio.

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