MICHELE PUSTERLA
Cronaca

Sondrio, il cardiologo Cucchi lascia in anticipo l’ospedale

La “voce” è filtrata in questi giorni, finchè si è avuta conferma ufficiale

Il dottor Gianfranco Cucchi nello studio dell’ospedale sondriese che lascerà tra poco

Sondrio, 9 maggio 2018 -  Un'altra grave perdita per l’ospedale di Sondrio. Il dottor Gianfranco Cucchi, dopo 36 anni di attività professionale, lascia anticipatamente la struttura ospedaliera del capoluogo valtellinese.

La “voce” è filtrata in questi giorni, finchè si è avuta conferma ufficiale che a breve (i bene informati parlano di fine mese) il sondriese Cucchi, cardiologo conosciuto e apprezzato a livello provinciale, ma non solo, lascerà, in quanto da tempo non si troverebbe più in sintonia con le «politiche sanitarie decise per la provincia di Sondrio». Il dottor Cucchi, direttore della Cardiologia clinica e dell’Utic (Unità di terapia intensiva cardiologica), autore di 150 articoli scientifici, grazie anche alla sua specializzazione nella diagnosi precoce delle cardiopatie congenite nei bambini, pur avendo raggiunto i limiti previdenziali («nonostante la legge Fornero», come ripete agli amici) avrebbe comunque potuto ancora lavorare altri 5 anni in ospedale, «perchè fare il cardiologo ospedaliero è sempre stata la mia vita e mi appassiona il rapporto con gli ammalati». Ma allora perchè mollare?

«Non ci sono più le condizioni per esercitare e svolgere con serenità la mia professione - ha confessato nei giorni scorsi il camice bianco, rimandandoci a più avanti per una più completa disamina - assicurando un buon servizio a chi si rivolge a questa struttura sanitaria. Ritengo che i medici che hanno una più elevata esperienza professionale debbano essere messi in condizione di potere garantire le cure migliori e quelli che, invece, sono in formazione, di apprendere dai primi, facilitando una reciproca maturazione e collaborazione». Il dottor Cucchi, responsabile nel tempo di diverse ricerche di valenza internazionale, tra cui ama ricordare la «scoperta scientifica della trombolisi che “scioglie” il trombo quando occlude l’arteria coronaria nell’infarto miocardico», si è sempre dichiarato contrario al dualismo fra l’ospedale di Sondrio e il “Morelli”, ma osserva che «per Sondalo, ad esempio, negli anni, sono stati prospettati diversi progetti innovativi che, tuttavia, non sono stati poi concretizzati, mentre nel tempo sono stati rimaneggiati e chiusi importanti reparti». C’è, inoltre, il futuro incerto dei presidi ospedalieri di Morbegno e Chiavenna. «Scontano la concorrenza delle strutture ai nostri confini, in particolare di quella privata e accreditata che, da ospedale zonale, si è trasformata in Policlinico. Ha calamitato dai nostri ospedali medici altamente affermati, forse non adeguatamente valorizzati nelle loro sedi di origine», ipotizza Cucchi.