
La strada di collegamento “a scadenza” è lunga 990 metri e larga appena quattro metri e mezzo con una pendenza fino al 12 per cento
Sondrio, 18 febbraio 2019 - A Gallivaggio si corre contro il tempo: mentre si attende il progetto esecutivo per la realizzazione del vallo paramassi, necessario per garantire la sicurezza della strada statale 36, la data di scadenza della pista alternativa si avvicina. A luglio - a un anno esatto dalla sua inaugurazione - il tracciato che, anche nei giorni scorsi, ha garantito i collegamenti tra i 1.500 abitanti di Campodolcino e Madesimo con il resto della Valchiavenna, non sarà più percorribile. Il progetto della bretella - realizzata nel tempo record di un mese - prevede, infatti, che il tracciato possa rimanere aperto per sei mesi con la possibile proroga, puntualmente richiesta e approvata nel mese di gennaio, fino a luglio. A quel punto, però, la struttura provvisoria stessa del tracciato alternativo non consentirà più di garantire la sicurezza e pertanto, per quella data, sarà necessario aver ultimato tutti i lavori sul corpo della frana (già ultimati quelli in quota) e sul sottostante vallo paramassi, in modo da poter mantenere aperta, senza preoccupazioni di sorta, la statale 36.
«Al momento – sottolinea il presidente della Comunità montana della Valchiavenna, Severino De Stefani – stiamo aspettando il progetto esecutivo per il ripristino del vallo paramassi, 2milioni e 500mila euro. Appena sarà approvato, partiremo immediatamente con la gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori. Per ora è ancora presto per poter indicare una data precisa ma cercheremo di fare tutto il possibile per completare il vallo prima della chiusura della pista alternativa».
La preoccupazione è che, se si dovessero verificare altri movimenti del fronte franoso, come nelle scorse settimane, in assenza della bretella di collegamento - lunga 990 metri, con una larghezza media di 4.5 metri e con una pendenza massima del 12% - si possa venire a ricreare la difficile situazione della scorsa primavera quando, per oltre due mesi, gli abitanti della Valle Spluga erano rimasti parzialmente, quando non del tutto, isolati. A dover attendere il ripristino del vallo sono anche i lavori di restauro del santuario di Gallivaggio: il luogo di culto, pur non investito direttamente dalle oltre settemila e 500 tonnellate di materiale staccatesi a fine maggio, dal fianco della montagna, è rimasto fortemente danneggiato ma, fino a quando non potrà essere garantita la sicurezza del corpo franoso, non sarà possibile avviare i lavori.