Ferito da una mina in Africa "Se sono ancora in vita è perché servo a qualcosa"

Norberto Pozzi, il missionario carmelitano di 71 anni, colpito in Centrafica è stato dimesso e si trova in un centro di riabilitazione. "Vorrei tornare là".

Ferito da una mina in Africa  "Se sono ancora in vita  è perché servo a qualcosa"

Ferito da una mina in Africa "Se sono ancora in vita è perché servo a qualcosa"

di Daniele De Salvo

Ci vorrà tempo prima che torni a camminare e nulla sarà comunque mai più come prima che la mina su cui è saltato gli disintegrasse il piede sinistro. Potrebbe non riuscire nemmeno a tornare nella sua Africa, sebbene lui continui a sperarlo. A sostenere padre Norberto non è la protesi artificiale con cui potrà rimettersi in piedi. A sorreggerlo è la fede. "Certo, non sarà più come prima, non sarà più semplice come prima – dice padre Norberto Pozzi, il missionario carmelitano scalzo di 71 anni di Lecco che il 10 febbraio è saltata su una mina anticarro in Centrafrica -. Ma sono nelle mani del Signore ho fiducia. Se mi ha tenuto in vita, credo significhi che gli servo ancora". A quasi due mesi dall’incidente padre Norberto ha finalmente lasciato l’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna dove era ricoverato una volta rimpatriato in Italia. L’altro giorno è stato dimesso. È stato trasferito dai volontari della Croce rossa italiana di Arenzano in un centro di riabilitazione. "Ha lasciato Bologna ed è a Varazze, in una struttura dove proseguirà il suo cammino di guarigione e recupero", conferma padre Aurelio Gazzera, confratello 60enne che è anche il suo superiore, perché è il delegato delle missioni carmelitane nella Repubblica Centrafricana. La struttura prescelta è la Rsa L’Alba. Si trova a mezz’oretta d’auto dal santuario di Gesù Bambino di Arenzano, in provincia di Genova in Liguria, una delle case madri dei carmelitani. Padre Norberto vorrebbe poter tornare in Repubblica Centrafrica: ormai è la sua casa e lì ci sono i suoi fedeli. La prima volta in Centrafrica è andato nel 1980 come missionario laico. C’è rimasto fino al 1988. Rientrato in Italia ha cominciato la formazione per diventare frate carmelitano. Appena consacrato, nel 1995, è subito tornato di nuovo in Centrafrica. Due mesi fa appunto l’incidente, il trasferimento prima a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, poi Kampala, capitale dell’Uganda; infine il rimpatrio in Italia. "Vorrei tornarci per terminare la costruzione di una chiesa che mi sta a cuore, vedere se posso esser d’aiuto, dare qualche consiglio a chi mi sostituirà", confida. Intanto è vivo, è fuori pericolo e si rimetterà in piedi ed è già un miracolo.