
L'ex primario Simone Del Curto
Sondrio - Si può smettere di fare un lavoro, ma quando si ha la fortuna di svolgere una professione che è prima di tutto una missione il momento-congedo non arriva mai davvero. Lo sanno i medici che, in questo anno e mezzo di emergenza Covid, abbiamo visto rimettersi il camice, anche se erano già in pensione, per tornare in corsia dove c’era bisogno di loro. Una chiamata a cui ha risposto anche il dottor Simone Del Curto (foto) il quale, dopo una vita passata in corsia come pediatra e anestesista prima e direttore del reparto di Rianimazione dell’Ospedale di Sondrio poi, si è messo in gioco a Sondalo offrendo il suo fondamentale contributo per consentire al Morelli di disporre di due reparti di Terapia intensiva. L’inverno scorso, nel momento più difficile della seconda ondata, anche grazie al suo lavoro l’ospedale era in grado di accogliere 23 pazienti, ora ridotti a 14.
"Ho imparato che un medico deve andare dove c’è bisogno di lui e poi in pensione davvero non ci sono mai andato, da quando ho smesso di lavorare in ospedale a Sondrio sono diventato un medico operatore umanitario per Medici Senza Frontiere e sono stato un po’ in giro per il mondo – sorride –. Con il Covid ho potuto mettermi a disposizione anche senza allontanarmi troppo da casa, ma la valigia è sempre pronta e non vedo l’ora di ripartire anche perché vorrà dire che qui non c’è più bisogno di me". Invece, nel mondo , c’è una grande necessità di medici esperti, specie negli scenari di guerra dove Medici Senza Frontiere è in prima linea dal 1971. L’associazione umanitaria, che quest’anno festeggia i 50 anni di attività, oltre ad assistere le popolazioni in pericolo, indipendentemente dall’appartenenza etnica, religiosa o dal credo politico, ha fatto dell’imparzialità, neutralità, indipendenza e trasparenza le proprie bandiere. E’ per questo che oggi è presente in 80 Paesi del mondo con 65mila operatori sanitari che, ogni anno, effettuano oltre 11 milioni di visite mediche, pronti a spendersi in Europa nell’ultimo anno e mezzo per supportare le strutture ospedaliere e le Rsa alle prese col Covid.
"A un po’ di missioni ho partecipato anch’io, sono stato in Yemen, due volte in Siria, in Nigeria, a Lampedusa e in Cameroon – conclude il dottor Del Curto –. Ho tanti ricordi associati a ognuno di questi viaggi, in Siria per esempio non potrò mai dimenticare tutte le persone esplose sulle mine, dilaniate dalle bombe o ustionate per i fornelli a kerosene che lì vengono impiegati per cucinare, in Nigeria ero in un ospedale dove nascevano anche mille bambini al mese. Quando sono arrivato a Lampedusa la prima sera ho avuto il piacere di cenare con il dottor Pietro Bartolo venuto a darmi il benvenuto. Insieme ai luoghi sono i legami con le persone, che ho curato e con cui ho lavorato, a rendere unica questa esperienza con Medici Senza Frontiere".