Magni
Da qualche mese il signor Fernando, per tutti “el sciur
Nando” arriva esibendo un’aria assai dimessa al circolo
degli anziani. Non gioca più alle carte, sta in disparte e
non partecipa al dialogo. Consuma solo un bicchier
d’acqua di rubinetto, offerto dal barista. Poi se ne va in
anticipo. Anche qualche giorno fa è uscito molto prima
della chiusura salutando tutti con un lieve gesto della
mano. Alcuni anziani hanno chiesto al Carletto che abita
nella stessa casa, se per caso avesse conosciuto il motivo
di questo strano comportamento del Nando, fino a qualche tempo addietro sempre sereno, sorridente e
dialogante. Carletto ha spiegato che il Nando ha visto
svanire di colpo tutto il suo capitale, per una coincidenza
di vicende sfortunate. Prima fra tutte quella del gioco in
borsa che, forse anche a causa dell’età avanzata, da
qualche anno è stato un disastro. Nando era infatti un
giocatore assai spericolato. La pensione? Poca roba. E
così per poter mangiare, il pomeriggio inoltrato, va alla
“mensa del povero” organizzata dalla Caritas. Ecco perché
se ne va via presto.
Per fare sfoggio della sua conoscenza del dialetto
milanese antico, Carletto ha aggiunto che una volta a
Milano si diceva che i poveri e affamati andavano a
mangiare al “loeugh pio de la micheta”. “Finì al loeugh
pio de la micheta” è stato per secoli un modo di dire per
indicare uno che era andato in miseria. Oltre al Carletto
ricorda questo detto anche la grande Ottorina Perna Bozzi
nel suo libro “Milano ritrovata”. La storia è antichissima.
Ottorina spiega che il “luogo pio della pagnottella” fu
creato a Milano nel 1530 per distribuire il pane ai poveri
di Porta Vercellina.
Il termine “michetta” ha origini dialettali, come dice
anche Francesco Cherubini. è un diminutivo del termine
“miccha” che nel 1500 a Milano era il pane. Per l’esperto
lecchese Gianfranco Scotti verrebbe dal tardo latino
“miccare”, ovvero “sminuzzare”. La michetta è infatti un
pane piccolo, come se fosse una grossa pagnotta
frantumata.
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