El baslott con i pomm de tera

Emilio

Magni

Al Carletto, uno degli amici del bar, piace ogni tanto colorare le sue chiacchiere con un bel dialetto milanese, magari ricorrendo anche a modi di dire e parole ormai quasi dimenticati. Ed è stato così che l’altra mattina all’ora dell’aperitivo ha ammonito (dolcemente, però) la commessa ordinandole: "Ue porta chi per piesè, el baslott con i pomm de tera". La Lisetta si era dimenticata di accompagnare la mescita dei bitter con le solite patatine e così Carletto le ha chiesto il vassoio con quelle che lui ha definito "i pomm de tera". Un tempo infatti i contadini chiamavano così quei preziosi tuberi che per secoli hanno sfamato il popolo e ancor’oggi sono assai graditi e consumati. "Baslott" invece è un rafforzativo portato al maschile di "balsa" o "baslèta". Quel recipiente molto piatto, di legno, poi anche di alluminio con il bordo rialzato. Era per lo più usato per mondare il riso ed altri cereali. Un tempo infatti il riso conteneva parecchie impurità. Ricordo mia nonna che seduta sulla sedia vicino al camino, nelle ore del primo pomeriggio, poneva la "baslèta" con il riso sulle ginocchia e con ditate rapide toglieva grani e altre impurità che ovviamente non dovevano finire nella minestra. La mondatura del riso che precedeva la pestatura del lardo mischiato al prezzemolo, era per la nonna l’avvio del rito della minestra al quale dedicava l’intero pomeriggio. La "baslèta" però aveva anche un altro significato. Indicava il mento troppo pronunciato di una persona "Quel lì l’è un basletön" era rivolto a un tipo con il mento ("el barbell") molto evidente. Francesco Cherubini nel suo dizionario del dialetto milanese conferma che il significato di "baslèta" è doppio. Ma poi ci sono anche altre derivazioni, cominciando da "baslott", poi "baslutin", "baslutèll". "El basluttée" era il commerciante che vendeva i vari tipi di recipienti. L’origine? Secondo il lecchese Gianfranco Scotti, grande esperto e cultore del dialetto, viene dal latino "bajlus", il francese antico "bail" ovvero "catino".

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