
Primo a destra il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, col gestore dell’hotel Bellevue di Cosio Valtellino
Cosio Valtellino, 19 settembre 2015 - Un selfie coi migranti, alla moda di Renzi, e poi, prima di lasciare il piazzale con i poliziotti della Digos della questura di Sondrio, diretto nella natia Tirano per “la kermesse dello Sforzato” riceve in omaggio da Tony Corti di Delebio i volumi sui valtellinesi emigrati nel 600 e 700 a Roma. La visita di Benedetto Della Vedova (Gruppo Misto) all’hotel Bellevue, al centro di recenti e pesanti minacce, si chiude con una frecciata al governatore della Lombardia.
«Invito Maroni - afferma il parlamentare valtellinese - a ritirare l’emendamento che ha sporcato una buona legge sul turismo che prevede la possibilità di contributi pubblici solo a quegli alberghi che, negli ultimi 3 anni, abbiano avuto introiti esclusivamente dai turisti. E’ una legge inapplicabile, ipocrita e incostituzionale. E anche cattiva. Mi chiedo: sono quindi da escludere anche gli alberghi che hanno ospitato operai e tecnici di cantieri stradali, di partecipanti a convegni politici o a incontri religiosi? L’economia sta offrendo segnali di ripresa. Dobbiamo concentrarci sulle cose che contano per i residenti in Valtellina e i lombardi non con ritorsioni contro gli albergatori che, in risposta a una richiesta delle Prefetture, accolgono i migranti. D’accordo col ministro Gentiloni ho deciso di venire qui al Bellevue e ho preso visione di un pezzo del sistema d’accoglienza italiana che funziona. Certo, non mancano i problemi legati ai tempi di valutazione delle domande dei richiedenti asilo. Il governo promette che cercherà di accelerare le procedure di valutazione. Siamo di fronte a un’emergenza europea, l’ideale sarà potenziare gli hotspot, dialogare di più con gli Stati di provenienza, favorire come sta facendo l’albergatore Salvi i momenti di integrazione dei rifugiati in attesa che sappiano quale sarà il loro destino e sarà utile creare canali d’immigrazione economica legali. Ma sbagliato sarebbe trasformare l’Europa in una fortezza. La storia ci insegna che le fortezze, assediate, presto o tardi vengono abbattute».
Della Vedova ha parlato con gli ospiti del Bellevue (alcuni essendo in Italia da più di 6 mesi lavorano regolarmente coi vaucher, quindi non più nella struttura, altri sono impegnati da tempo in lavori socialmente utili concordati con alcuni Comuni, come quello guidato dal sindaco Alan Vaninetti), ha ascoltato le loro storie di miseria e disperazione, di chi è fuggito dalla guerra e di chi, invece, dalla povertà più cruda. «Sono in Italia dal dicembre 2014 - racconta il ganese Kaliffa Sillah, in Italia dopo una burrascosa traversata -. Nel mio Paese sono morti tutti i miei familiari, prima che partissi: là è rimasta solo la mia fidanzata. Ora lavoro in un birrificio a Delebio e sto cercando di imparare la vostra lingua. Il mio sogno è di poter restare in Italia».