
La transumanza dal Maggengo di Ponte di Lanzada all’Alpe Campagneda pratica antica che l’Unesco ha inserito nel Patrimonio culturale immateriale.
Gli zoccoli dei cavalli, i campanacci e i muggiti delle mucche, poi, finalmente, il profumo della polenta e le note delle fisarmoniche. Non è stato necessario volare dall’altra parte del mondo per regalarsi questa esperienza. È bastato arrivare alle otto del mattino a Campo Franscia. Da qui è partito il serpentone di animali e persone che caratterizza una delle tradizioni più inossidabili della montagna: la transumanza verticale: ovvero il passaggio del bestiame dal fondovalle agli alpeggi in quota. L’Unesco nel 2019 l’ha inserita nella Lista del Patrimonio culturale immateriale, evidenziando l’importanza di una tradizione che ha modellato le relazioni tra comunità, animali ed ecosistemi, dando origine a riti, feste e pratiche sociali che costellano l’estate e l’autunno.
Per far scoprire o riscoprire questa pratica che affonda le radici nella preistoria e si ripete con la ciclicità delle stagioni, in tutto il mondo, quest’anno in Valmalenco Passi nel Suono e le aziende agricole Nani Andrea e Il Cornetto hanno deciso di invitare gli interessati a una transumanza "come si faceva una volta". Ecco così che a guidare e a chiudere il corteo degli animali, ieri, si sono viste cavallerizze e cavallieri in sella, mentre altri partecipanti hanno scelto di coprire il percorso dal Maggengo di Ponte di Lanzada, quota 1.500 metri, all’Alpe Campagneda, 2.100 metri, a piedi.
Circa tre ore tra il verde e lo spettacolo delle cime, per un omaggio a ciò che, in un mondo dove tutto va veloce, non cambia né accelera. "Abbiamo voluto accompagnare gli alpeggiatori a caricare l’alpe qui ai piedi del Pizzo Scalino, aprire la stagione estiva con loro e la risposta è stata incoraggiante prima, entusiastica durante e già si pensa di ripeterla anche… in discesa", spiega Nicola Giana, accompagnatore di media montagna. E dopo la camminata tutti a tavola con una certezza: nonostante il peso, le mucche in salita non si fermano e hanno il “passo” di un umano allenato. O forse anche loro avevano fretta di andarsene al fresco?