EMILIO
Cronaca

Ciccia bubò: "Ma che fortuna ti è capitata"

L'articolo parla dell'espressione dialettale "ciccia bubò" utilizzata per esprimere fortuna o vantaggio in una situazione. Si discute l'origine e l'uso di questa locuzione nel linguaggio popolare.

Magni

Ciccia bubò: "Un rigore regalà e un’autorete. Facil vinc inscée", questa l’anatema lanciato dal Carletto, l’altra mattina al bar, contro il “Mariett“ che gongolava per la vittoria della sua squadra del cuore che aveva sconfitto la compagine per la quale il Carletto “va matto“. E per ribadire la sua invettiva , questi ha ripetuto più volte "Ciccia bubò, ciccia bubò….". Ma cosa aveva voluto dire Carletto con quel“"ciccia bubò“? È questa un’espressione tipicamente dialettale, impossibile da tradurre letteralmente in italiano, con la quale una persona faceva presente a un interlocutore, quasi sempre rivale nelle passioni, di aver goduto di una situazione assai favorevole, in questo caso un rigore regalato e un gol su autorete. Dunque "ciccia bubò" è come dire: "Che fortuna hai avuto", o "Ringrazia il cielo", o ancora: "Che regalo ti hanno fatto". Era tanto tempo che non ascoltavo più questa locuzione idiomatica che è affine a una esclamazione, come affermano gli esperti del dialetto. L’assai colorito modo

di dire "ciccia bubò", è venuto avanti nei secoli per esprimere un’opinione, un commento, un’esclamazione che è esclusivamente patrimonio del nostro bel parlare popolare, una lingua ricca di tante espressioni che sanno riferire un concetto, un’idea, una situazione, in maniera immediata e sintetica. Era tanto tempo però che non l’ascoltavo più. Mi ricordo invece che mia madre spesso la pronunciava. Una volta tornai a casa da scuola tutto contento perché avevo preso un bel voto in aritmetica. La mamma mi gelò subito con un: "Ciccia bubò, ti hanno dato da risolvere pressappoco lo stesso problema che già ti aveva risolto il papà ieri sera". Da dove viene questa locuzione e così espressiva, un modo di dire che solleva anche buonumore nelle discussioni più acerrime? Con questi detti così singolari l’etimo è sempre un po’ un mistero. Secondo alcuni esperti verrebbe dall’incontro della parola "ciccia", ovvero la carne, con "bubò" che significherebbe "dolce", termine tipico del linguaggio infantile.

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