
Una parziale richiesta di conferma della sentenza di primo grado, e una serie di aumenti delle pene. Sono giunte ieri le richieste del sostituto procuratore generale durante il processo d’Appello dell’operazione “Gaia“, che nel giugno 2020 aveva portato in carcere 16 persone rispetto a 22 indagati. Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo di Cantù e coordinate dalla Dda di Milano, avevano mostrato come la gestione dei servizi di sicurezza nei locali notturni del territorio, si conferma come uno degli ultimi e già radicati settori di affari della ’ndrangheta anche sul nostro territorio. Un controllo che avviene attraverso l’imposizione di ditte di sicurezza di copertura, infiltrando soggetti vicini all’associazione criminale. Ma l’operazione, molto più vasta, era arrivata anche a monitorare un filone di compravendita di droga. Il processo di primo grado discusso con rito abbreviato, che comprendeva anche un ampio capitolo legato al traffico di stupefacenti dalla Spagna, si era concluso a marzo con condanne variabili tra i 2 anni e 14 anni per 18 imputati.
Era inoltre caduta l’accusa di associazione mafiosa per quattro di loro – i cugini Umberto e Carmelo Cristello, 53 anni di Seregno il primo, e 47 anni di Cabiate il secondo, condannati rispettivamente a 14 anni, e a 14 anni 2 mesi di reclusione, Daniele Scolari, 32 anni (condannato a 5 anni) e Luca Vacca, 37 anni (condannato a 10 anni e 8 mesi) entrambi di Mariano Comense – tutti accusati di essersi legati in un vincolo di associazione ‘ndranghetista, per la gestione dei servizi di sicurezza nelle discoteche del Comasco, che il Gup di Milano ha ritenuto non configurabile, condannandoli tuttavia per i singoli reati. Per loro, il pg ha chiesto un inasprimento delle condanne. La sentenza è attesa per fine gennaio. Pa.Pi.