Arnie distrutte in Valtellina: orso “smascherato”

I rilievi dell'Ats della Montagna confermano i sospetti: rilevate impronte attribuibili a un plantigrado

Le arnie devastate (Anp)

Le arnie devastate (Anp)

Ponte in Valtellina (Sondrio), 26 luglio 2018 -  Nei tre telai del mielicoltore oggetto di predazione, le analisi approfondite hanno rilevato delle impronte attribuibili a un plantigrado. È quindi decisamente probabile che ad attaccare le arnie che Peter Moltoni aveva posizionato in Val Fontana, nel Comune di Ponte, sia stato un orso, per maldestro che fosse.

La conferma arriva dall’Ats della Montagna. «Anche se la certezza matematica si può avere solo con le immagini delle fototrappole o gli esiti dei rilievi biologici, queste nuove analisi rendono la conclusione molto più plausibile», spiega il dottor Fabio Orsi che ha informato immediatamente sia il diretto interessato sia l’amministrazione provinciale i cui uomini, insieme al veterinario, hanno svolto il sopralluogo. Ad allertarli era stato l’apicoltore che in Val Fontana ha, in totale, 120 arnie, collocate a diverse altezze. Quelle predate erano al Pian dei Cavalli, a quota 1.640 metri. «Subito le ho portate via, per paura che l’orso tornasse – ci aveva raccontato Moltoni - È la prima volta che mi capita una visita di questo tipo, ma mi aspettavo sarebbe successo prima o poi, vista la posizione dei miei alveari». Quello che più l’ha sorpreso è stato il modus operandi del mammifero. Solo sette arnie su 48 divelte, con un danno tutto sommato contenuto e, diversamente da quanto capita di solito, senza che la covata fosse intaccata.

L’animale ha preferito il miele e non ha lasciato dietro di sé tracce particolarmente evidenti o peli. Un esemplare inesperto o particolarmente scaltro? Per ottenere il risarcimento da parte della Regione, che ha un’assicurazione che copre i danni causati da grandi predatori , «completeremo la pratica con la modulistica, visto che propendiamo per l’idea che si sia trattato davvero di un orso, nonostante la situazione anomala. Ricordiamoci che, nel campo della fauna selvatica, ci si muove sempre con un margine di incertezza», dichiara Maria Ferloni, tecnico faunistico della Provincia e referente territoriale per i grandi carnivori. Oramai è assodato: con certi animali bisogna convivere, si tratti di orsi o lupi o cinghiali.